Noi viviamo nella cultura dell’azzardo. Il fenomeno ha raggiunto dimensioni tali da poter essere definito un vero è proprio “allarme sociale” ancorché culturale.

Negli ultimi anni, In Italia la pratica del gioco d’azzardo ha avuto tassi di crescita che non hanno riscontro in nessun altro paese europeo. I numeri (fonte Ass.ne “Libera” vedi comunicato stampa) sono impressionanti: il gioco d’azzardo fattura circa 85 miliardi all’anno rappresentando la terza impresa del paese (più di Telecom ed Enel, per intenderci) con una spesa procapite media pari a 1260 Euro ad Italiano (compresi vecchi infermi e bambini). Gli affetti dalla patologia del Gioco D’azzardo Compulsivo (GAP, d’ora in avanti) sono circa 800.000 con un tasso di crescita annuale a 2 cifre. Oltre 2 milioni di giocatori sono considerati a rischio GAP, un numero sterminato se si pensa che la malattia produce conseguenze economiche che inevitabilmente si abbattono, pesantissime, sull’intero gruppo familiare di ciascun soggetto esposto alla malattia.

Gioco-dazzardo

AZZARDO: questa è una sala SLOT dove si scommette …

Nessuno però può ritenersi esente. Per muovere questa imponente “macchina mangiasoldi” ogni anno vengono bruciate davanti ai video (slot, video lotterie, scommesse sportive etc) milioni di ore di lavoro che potrebbero produrre circa un punto di Prodotto Interno Lordo e le patologie derivanti dal gioco d’azzardo hanno un impatto sociale ed economico sempre più simile a quelle della dipendenza da droghe o da alcool che conosciamo da tempo. I costi, in termini di prevenzione e cura, sono destinati ad aumentare proporzionalmente al dilagare del fenomeno.

L’enorme giro di denaro contante e i lauti ricavi attraggono l’interesse delle associazioni mafiose e il regime di monopolio scatena meccanismi non sempre limpidi per l’assegnazione delle nuove concessioni. Corruzione, riciclaggio, gioco clandestino hanno assunto recentemente l’onore della ribalta per alcuni interventi in parlamento ma la “commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno della mafia” già denunciava questi aspetti nel novembre 2011.

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GIOCO: … questa è una ludoteca dove si insegna a giocare.

ALI per Giocare, Associazione Italiana dei Ludobus e delle Ludoteche, ha da tempo lanciato una campagna di sensibilizzazione “mi AZZARDO a dirlo” che va molto oltre la semplice contestazione della semantica della frase “E vietato il gioco ai minori di anni 18” che campeggia per legge all’ingresso di ogni luogo adibito all’azzardo.
L’affermazione di ALI che “Il gioco, per i minori di anni 18, non è soltanto un diritto ma persino un dovere da esercitare quotidianamente. Il gioco è una cosa, l’azzardo un’altra” fa profondamente riflettere su come in Italia sia stata pazientemente coltivata una “cultura del gioco d’azzardo” che si propaga sempre più rapidamente anche grazie al difficile momento economico che il paese sta vivendo. In Italia, cercare “il colpo risolutore” che ponga definitivamente fine alle preoccupazioni economiche è diventata una pratica quotidiana accettata, diffusa e, laddove possibile, accentuata con ogni mezzo.

Da dieci anni il programma di prima fascia di una rete pubblica e’ una trasmissione che altro non è che un gioco d’azzardo dove si può vincere fino a 1.000.000 di Euro senza alcuna competenza specifica se non quella di “pescare” il giusto “pacco”. Tutti i giorni circa 6 milioni di telespettatori si identificano, tifano, sperano che il concorrente possa fare una vincita che “gli cambi la vita”. C’e’ solo una piccola ma devastante differenza fra il concorrente e il resto dei sei milioni di italiani che la mattina successiva troveranno centinaia di luoghi e decine di diverse offerte di emulazione: il concorrente gioca gratuitamente. in una fascia oraria di altissimo ascolto, grandi e i bambini guardano e imparano a convivere con una versione sterilizzata della realtà. Un ambiente protetto dove tutto “è solo un gioco”. Ma chi si occupa tutti i giorni del gioco, quello vero, ci dice che, invece, un gioco proprio non è.

Nessuna volontà ad incriminare o colpevolizzare un format televisivo di successo in molti paesi Europei, ma il messaggio culturale che filtra è perfettamente inserito in un contesto globale che innesca un meccanismo evidente di positività verso l’azzardo. Da ben 16 anni, per esempio, fonti di comunicazioni istituzionali (cioè non pubblicità di settore) ci informano che “In pochi lo sanno, ma giocare al Lotto vuol dire sostenere il patrimonio culturale italiano” (vedi sito dei beni culturali).

Sala gioco

AZZARDO: questi adulti sfidano la fortuna …

Anche in questo caso, il messaggio finale è assolutorio e positivista. Persino autorevole. Come è autorevole il telegiornale da cui apprendiamo la “notizia” (per questa viene spacciata) del montepremi milionario in palio che forse nella serata cambierà la vita ad un (uno soltanto) fortunato vincitore.

Siamo quindi in presenza di una sfida culturale ancor prima che legislativa. La battaglia al GAP è, prima di tutto, una questione culturale che non può e non deve essere combattuta soltanto da psicologi e psichiatri, amministratori e legislatori. Una battaglia di civiltà dove lo Stato deve perdere la connotazione di Bisca mangiasoldi impegnata a massimizzare i propri profitti e assumere invece il ruolo di garante della salute pubblica e dei diritti dei cittadini ad esercitare il diritto, consapevole e responsabile, al gioco.

Nel nostro paese il fenomeno sta diventando una vera e propria piaga sociale perchè è troppo facile trovare le occasioni per iniziare e poi rischiare di scivolare nella patologia. Qualsiasi esercizio pubblico come bar e tabacchi hanno oggi la possibilità di offrire occasioni per il gioco d’azzardo. Il brivido della scommessa ci accompagna mentre prendiamo il caffè o guardiamo la partita di calcio durante le quali ci offrono, in sovraimpressione, la possibilità di scommettere in tempo reale.

Una quotidianità che non risparmia neppure i minori. Un ragazzino al sale e tabacchi, in attesa di acquistare un biglietto del tram, può assistere alla vendita di un “gratta e vinci” con la contemporanea esplicitazione dell’esito e del pagamento della vincita. Nei pubblici esercizi i giochi per bambini spesso convivono con le slot (vedi foto) in una promiscuità aberrante.

Non si intenda questa denuncia come un’incitazione al proibizionismo, formula coercitiva che, nei secoli, ha forse aiutato a contenere il fenomeno senza mai riuscire a debellarlo. Il divieto al gioco d’azzardo quindi sarebbe non solo illiberale e poco efficiente  ma arricchirebbe le organizzazioni criminali. Però limitare gli spazi e circoscrivere le possibilità significa aiutare i Cittadini a creare la giusta consapevolezza per esercitare un gioco responsabile.

strana convivenza

AZZARDO: Slot e giochi per bambini convivono PERICOLOSAMENTE …

L’evoluzione dei “sistemi di scommessa” (chiamarli “giochi”, come abbiamo visto, è inopportuno) ha portato ad una sempre maggiore e frenetica velocizzazione dei tempi di fruizione e della frequenza dell’evento.

Pensiamo, per un attimo, al vetusto “totocalcio” che ha monopolizzato le scommesse “mass market” degli italiani per oltre mezzo secolo. La frequenza era settimanale e trascorrevano ore e giorni dal momento della scommessa al momento del risultato. Oggi “gratta e vinci”, “video lotterie”, “slot machine” hanno tempi di gioco di pochi secondi e possono essere reiterati, in alcuni casi, anche più volte al minuto. La mancanza di soluzione di continuità genera fenomeni di gioco compulsivo creando situazioni di dipendenza patologica (approfondisci). Spesso gli ambienti di gioco (sale a luce soffusa, difficile localizzazione dell’uscita principale, etc ) e i software (colori, intermittenza, susseguirsi delle immagini) tendono ad aumentare l’efficacia degli elementi che inducono alla compulsività.

ludoteca 2

GIOCO: …  grandi e piccini interagiscono in attività ludiche

Il gioco compulsivo è per certi versi assimilabile ad alcune patologie tipiche all’abuso di utilizzo di videogames. Esattamente come viene fatto ogni sforzo per educare i teen agers a non giocare troppo alla consolle, le scuole potrebbero allo stesso modo contribuire ad una corretta educazione che genererebbe efficace prevenzione attiva. Sale giochi e software non dovrebbero nascondersi dietro a qualche avviso mostrato controvoglia. Ci sono spazi anche per la prevenzione di prossimità come test per l’autodeterminazione della patologia. La limitazione dei ritmi di gioco sarebbe poi un elemento strategico determinante quale ultimo baluardo preventivo alla malattia.

Spinti dall’oggettività dei dati e dalle sempre più frequenti mobilitazione spontanee di parte dell’opinione pubblica (sempre più spesso si formano comitati spontanei), i partiti politici e le istituzioni in questi anni hanno cercato di reagire con tanta buona volontà ma senza un disegno complessivo.

Le amministrazioni comunali non hanno alcun strumento normativo a cui appellarsi per evitare il proliferare e la regolamentazione delle aperture. Chi ha provato ad opporsi alla fine ha spesso dovuto capitolare davanti a qualche sentenza di un TAR. Alcune Regioni si stanno attrezzando per la parte di loro competenza: In Emilia Romagna è stata appena approvata una legge molto innovativa e moderna (approfondisci).

Rapid play permitted

La rapidità della reiterazione della scommessa è uno dei fattori principali per creare l’assuefazione: la “ludopatia”. qualche “macchina per l’azzardo” (non chiamatela “Gioco”) se ne vanta!

Tutto questo potrebbe non essere sufficiente se non verrà innescata una risposta integrata e coordinata di tutte le istituzioni. Raccogliere l’indignazione di tanti cittadini è un dovere della politica avendo però cura di non alimentare una sterile quanto inutile politica del “not in my back yard”, vecchia tattica che può raccogliere facili per quanto effimeri consensi ma che non genera mai soluzioni. Internet ha portato il livello di discussione oltre alla  sala giochi di fronte alla scuola del quartiere. E’ ormai sufficiente uno smartphone per accedere a sale gioco virtuali  perfettamente legali e quotidianamente pubblicizzate in TV .

Le istituzioni ad ogni livello devono costruire un sistema normativo integrato in grado di fornire un’offerta limpida e trasparente, in grado di assecondare una scelta consapevole e responsabile del cittadino. Serve una normativa moderna che coordini i tanti aspetti: prevenzione attiva e di prossimità, corretta informazione, rigide regole sui luoghi e una precisa regolamentazione sulla pubblicità (media/internet/stradali). Fino alla definizione di un programma completo di cura del GAP soltanto da pochi mesi inserita nei Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) (approfondisci).

E noi? i giocatori , quelli veri? Vorremmo un poco più di rispetto: basta confonderci con un qualcosa che non ci appartiene.  La ludopatia è una grave patologia, ma noi siamo solo afflitti da una forte propensione al divertimento. Concepiamo il gioco come momento di aggregazione e di socialità. Ne riconosciamo, perché la tocchiamo con mano, la valenza culturale e le potenzialità didattiche. E forse meriteremmo anche un poco più di attenzione dei media e delle istituzioni. Perchè se importo un libro di storia dagli Stati Uniti non pago tasse di importazione e se importo un wargame sul medesimo argomento pago fino al 33% di tasse?

Il gioco è cultura. NO alla “Cultura dell’azzardo”!

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