Pro: Veloce, divertente e … violento.
Contro: Gioco senza implicazioni strategiche o fini tattiche.
Consigliato a: Chi ha voglia di un gioco semplice ed immediato, da accompagnare ad una buona birra .
Ospitiamo volentieri questa recensione di Simone. Oltre che essere il suo nome di battesimo, questo è il nickname con cui frequenta la “Tana dei Goblin”. Nel piccolo mondo ludico italiano, tutti conoscono “Simone della TdG”, quindi non ci dilunghiamo oltre nelle presentazioni e gli diamo il benvenuto!
Per favore, continuate a leggere la recensione! Non siete finiti nel posto sbagliato e non stiamo parlando di un prodotto Ikea (non è una battuta.. vedi qui). Oggetto di questa recensione sarà il gioco pubblicato da Queen Games, famosa (e costosa) maison che ha deciso di riproporre questo titolo la cui prima uscita risale al lontano 2003.
Prima che il brand di un divano svedese, Ekertorp era il nome di una fortezza Vichinga sull’isola di Öland, costruita già nell’eta del ferro ma il cui massimo splendore risale al periodo medievale. I giocatori (da 3 a 6) sono infatti chiamati ad interpretare alcune tribù di vichinghi fra loro rivali ed intente nella vita quotidiana del basso medio evo (almeno quella che l’immaginario collettivo ha creato… ma questa è storia, non gioco) fatta di raccolta erba (?!?), taglio di legname, modellazione argilla ed intaglio della pietra.
Lo scopo di ciascun giocatore/tribù è la costruzione della palizzata che circonda il proprio villaggio. Naturalmente la nostra piccola e cornuta famigliola dovrà terminare per prima la costruzione con 18 mattoni di qualsivoglia materiale, oppure di attendere lo scoccare del 10° turno quando il giocatore più vicino all’obbiettivo verrà dichiarato il vincitore.
Nonostante l’obiettivo appena descritto sembrerebbe suggerire il contrario, il gioco non manca certo di iterazione fra i giocatori. Sfortunatamente per i nostri elmi cornuti, la zona in cui la nostra tribù vuole edificare il villaggio, è piccola e contesa da altri nerboruti e gretti uomini del nord; quando si troveranno insieme a raccogliere gli stessi materiali, inevitabilmente, come da tradizione, discuteranno nella più risolutiva delle maniere, ovvero a sinceri e cristallini pugni sul muso.
Non temete! I vichinghi sono organizzatissimi, hanno un ricovero comune dove, a suon di birra e garze, i vostri paesani verranno rimessi a nuovo e saranno, presto o tardi, di nuovo pronti a tornare al lavoro o a pestare l’Olaf di turno.
Materiali
Il tabellone del gioco appare diviso in zone nettamente definite:
- sei villaggi che saranno il quartier generale di ogni giocatore. Accanto a ciascuno di essi notiamo gli spazi in cui costruire le nostre palizzate e i tre settori dove piazzare i guerrieri nemici intenti nell’assedio;
- sei zone dove riporre gli scarti delle carte combattimento (come vedremo, una caratteristica del gioco molto atipica per quanto divertente);
- sette zone dove vengono di volta in volta piazzate le risorse e, di conseguenza, dove invieremo i nostri vichinghi per accaparrarsele.
- Una sorta di ospedale da campo, diviso in quattro zone cosiddette dello “stato della salute” attraverso le quali i nostri nerboruti omini progressivamente si muoveranno per riacquistare forza e vigore.
Siccome il gioco è organizzato in turni contemporanei (WeGo), dove cioè tutti pianificano contemporaneamente cosa fare, ogni giocatore dispone di una plancia corredata da uno schermo per coprire le proprie scelte “strategiche”.
Qui troviamo riprodotto una sorta di sunto delle aree del tabellone appena descritto: così ciascun giocatore deciderà in segreto le proprie strategie al riparo da occhi e corna indiscrete.
Ciascun giocatore dispone Da 5 a 8 (a seconda del numero dei giocatori) vichinghi/meeple colorati che saranno utilizzati ad ogni turno per essere piazzati sul tabellone.
Durante ogni turno, i giocatori piazzano segretamente dietro il loro schermo i propri vichinghi nelle varie aree: affidando loro mansioni come raccogliere erba, argilla, legno e pietra, oppure indicando aree di assedio dei villaggi nemici o di difesa del proprio.
Il fluire delle risorse viene determinato da un apposito mazzo di carte. Ad inizio di ogni turno, il primo giocatore (scelto con i soliti metodi scientifici, tipo il più cornuto, il più barbuto etc.) pesca una carta dal mazzo materiali e determina la quantità delle risorse disponibili e la loro locazione (settore del tabellone dove collocarle). Se alla fine del turno qualcuna di queste risorse sarà ancora presente sulla mappa, quelle depauperabili come legno e erba verranno eliminate, mentre pietra e argilla rimarranno disponibili anche nei turni successivi.
Una volta che sono state accapparate, le risorse servono per creare la palizzata che andremo a costruire attorno al villaggio. Grazie alla forma delle pedine raffiguranti le risorse, la costruzione della palizzata viene realizzata in modo tutt’altro che simbolico: i mattoncini verranno accatastati uno sull’altro (fino ad un massimo di tre) formando una sorta di piccolo muro.
Anche il combattimento è gestito con un apposito mazzo di carte, stavolta in formato mini-american. Queste carte, che riportano un valore numerico, sono il fulcro delle nostre risse anche se un ruolo importante può essere svolto anche dagli Amuleti. Queste fiches di cartone hanno un utilizzo polivalente. Se conservate fino a fine partita, saranno conteggiate come punti vittoria aggiuntivi ma possono essere utilizzate anche per scambiare le carte combattimento indesiderate (con valori bassi) con altre più efficaci.
Meccanica di gioco
E’ un classico gioco di piazzamento lavoratori (worker placement), di quelli che abbiamo visto centinaia di volte (vedi, ad esempio, Tzolkin), ma la risoluzione che l’autore, Dirk Henn, adotta ha qualcosa che raramente ho visto in questo tipo di meccaniche…le risse! Ecco perché ho deciso di recensirlo.
Ad ogni turno, dopo la fase di pianificazione, ogni giocatore risolve sul tabellone quello che egli stesso ha pianificato in precedenza.
Il giocatore di turno sceglie poi dove iniziare le risoluzioni del suo piazzamento. Se una zona (caso eccezionale) è controllata solo dai suoi vichinghi, semplicemente, egli si impossessa delle risorse nella più classica delle maniere. Se un settore è però conteso tra più fazioni viene fuori il vero spirito degli uomini del nord!
Il giocatore di turno sceglie contro chi scazzottarsi, dopodiché entrambi scelgono una delle carte combattimento a disposizione e la rivelano: chi ha il valore più alto vince lo scontro. La differenza fra il valore delle due carte determina la gravità dei danni provocati/subiti e quindi indica la locazione dell’ospedale dove il pover’uomo, smazzolato a dovere, andrà a leccarsi le ferite bevendo birra. L’idea di massima assomiglia (in chiave più fortunosa) a Dungeon Twister.
[nwiforum]
Alla fine ne rimarrà soltanto uno! Ovvero ogni giocatore compie il suo turno fino a che non rimane l’unico vichingo nell’area oppure, è viene sconfitto durante una scazzotata e quindi sarà costretto a passare la mano. Alla fine, l’ultimo superstite potrà accaparrarsi il sudato e insanguinato cubetto risorsa e riporlo nella palizzata del proprio villaggio.
Il turno passa così al giocatore successivo che indicherà la zona in cui desidera risolvere i…”contesi”
Oltre a questo è possibile piazzare gli omini in una delle 3 aree di assedio di ciascun villaggio avversario o a difesa del proprio. Se in una zona assediata è presente il difensore, la procedura di risoluzione del combattimento è identica a quella già descritta. Se invece non è presente nemmeno un vichingo a difesa, l’attaccante depreda almeno un cubetto in cima alla pila della palizzata. La differenza fra le carte combattimento giocate (in assenza di difensori, il villaggio gioca una carta di valore Zero) determina il numero di mattoni che possono essere eliminati, anche in riferimento al tipo di materiale con cui è costruita la palizzata. Ciascuna risorsa ha infatti un proprio valore numerico, che la rende più o meno complicata da depredare.
Carte da combattimento
Al termine di ogni combattimento tutte le carte giocate saranno scambiate con quelle utilizzate dall’avversario. Le carte così acquisite dovranno essere riposte nella propria pila degli scarti. Quando un giocatore esaurisce la propria mano di 4 carte, egli riprenderà in mano le carte scartate e scambiate nei combattimenti precedenti. Se non vengono sacrificati preziosi amuleti, sarà quindi impossibile pescare nuove carte dal mazzo. In pratica, si finisce per giocare con le carte scartate dai nostri avversari!
Alla fine del turno di gioco si “migliora la salute”. Nell’ospedale da campo, i vichinghi in degenza verranno mossi di una posizione verso la guarigione. Chi uscirà fuori dal Lazzaretto confluirà nuovamente nella riserva del giocatore rispettivo, pronto per altre scazzottate già dal turno successivo.
Conclusioni personali
Il gioco scorre bene, si apprende in fretta (si spiega in 20’) e invoglia il gruppo di giocatori ad una diffusa ilarità dovuta alle scazzottate da bruti, a minacce poco velate e a battute da osteria.
Nessu “gamey”
Dura realmente un’oretta (quattro giocatori) e non presta il fianco a tutte quei tatticismi come il vantaggio del primo giocatore o altre alchimie strategiche similari come far terminare il gioco in anticipo… Questo gioco insomma non permette nessuna forma di “gamey”, ma, attenzione, non perché la meccanica sia perfettamente costruita e bilanciata, ma bensì perché tutto il tavolo è costantemente impegnato a menare le mani contro chiunque gli si pari contro!
Non è un gioco di fini strategie e complessi calcoli, ma si è comunque continuamente attaccati al tabellone, perché il gioco ha un ritmo serrato e i tempi morti sono veramente minimi. Anche se non si è di turno si è comunque presi a vedere chi va al Lazzaretto … a compiacersi che il nemico stia sprecando carte alte contro altri nemici, a pianificare contro quale “cadavere” accanirsi (il giocatore che uscirà vincitore dallo scontro che lo sta dissanguando) ….
Questo lo spirito con cui si gioca una partita ad Eketorp! Un gioco che ti cattura e ti diverte ma che si segnala anche per la qualità dei componenti:
- grafica gradevole all’occhio (per un titolo di questa categoria ovviamente);
- il tabellone è ordinato alla perfezione ed è intuitivo;
- i materiali sono di un buon standard;
- la scatola è massiccia.
La preparazione sul tavolo è minimale: ci mettono di più le birre ordinate ad arrivare sul tavolo che non tu a sistemare il gioco! (Le birre per i giocatori non sono citate nelle regole, ma sicuramente fanno parte della dotazione indispensabile per una bella partita!)
Questo gioco fa divulgazione, quindi pollice in alto per l’acquisto! Il prezzo? Non ne ho idea, basta farlo comprare al tuo amico (o alla ludoteca) e non ci si pensa più…
Godetevi la partita!
Simone Poggi
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