Pro:   la profonda integrazione della app “tuttofare” è davvero unica per il panorama dei giochi da tavolo; l’intelligenza artificiale lo rende dinamico e pieno di sfaccettature, ma al tempo stesso semplicissimo e alla portata di tutti.

Contro:  ma è davvero un gioco da tavolo, oppure si tratta di un videogame abilmente camuffato?

Consigliato a: chi non sa resistere alle nuove frontiere del game design e, più in generale, alle ibridazioni ludiche tra la sfera analogica e quella digitale; chi vuole passare (o far passare) in modo non traumatico dal mondo dei videogame a quello dei giochi da tavolo.

[starset]

Valutazione Globale
Realizzazione
Giocabilità
Divertimento
Longevità
Prezzo
[finestarset]

Idoneità al solitario: assente

Incidenza della fortuna: bassa

Idoneità ai Neofiti: buona.

PREMESSA:

A chi ci segue da tempo non sarà sicuramente sfuggito che nutriamo un forte interesse per le nuove frontiere dei giochi da tavolo e, in particolare, per tutti quei titoli che presentano meccaniche e peculiarità che sconfinano nel mondo digitale: abbiamo recensito Alchimisti, dove il classico master viene rimpiazzato da una app con tanto di scanner che permette di verificare in un baleno i risultati delle ipotesi dei giocatori; poi è stato il turno di X-COM The Board Game, il primo a fare un passo oltre, eliminando il ruolo del master e aggiungendo una “black box” che gestisce tutti gli eventi imprevisti e le azioni dei nemici; e nel frattempo abbiamo avuto modo di provare app integrative che permettono di semplificare i conteggi finali (per Five Tribes e Sheriff of Nottingham), altre app che permettevano di rimpiazzare le carte del gioco (per Soqquadro) e altre ancora che, senza aggiungere nulla alla game experience, offrono simpatiche funzioni accessorie, come la condivisione in rete delle proprie opere di fantasia (nel caso di Co-Mix).

E non dimentichiamo che a breve Fantasy Flight Games dovrebbe pubblicare Road to Legend, la app ufficiale che trasformerà il celeberrimo dungeon crawler Descent in un gioco cooperativo puro, delegando le mansioni dell’overlord all’intelligenza artificiale del telefonino e memorizzando tutti gli sviluppi della campagna giocata, senza bisogno di carta e penna.

La copertina del gioco.

La copertina del gioco.

Non potevamo, quindi, lasciarci sfuggire l’occasione di “toccare con mano” quella che, con ogni probabilità, rappresenta l’ultima frontiera tra i due mondi – analogico e digitale – o, forse, la prima invasione di campo del secondo nel primo: stiamo parlando di World of Yo-Ho, titolo d’esordio dell’editore transalpino Volumique, finanziato attraverso il crowdfunding in collaborazione con il gigante connazionale Iello.

Prima di iniziare la nostra recensione, vogliamo tranquillizzarvi: non lasciatevi spaventare dall’indicazione presente sulla confezione, che descrive il gioco come bilingue (inglese e francese); in realtà, l’unico elemento linguisticamente dipendente è il mazzetto con le carte che riassumono le caratteristiche di navi e comandanti, ma ai fini del gioco non sono affatto indispensabili (anzi, se ne può fare tranquillamente a meno!), mentre la app ufficiale (disponibile sia per iOS che per Android) adesso è stata interamente tradotta in italiano (e in tedesco), rendendolo perfettamente fruibile anche da chi non conosce le lingue.

UNBOXING:

La scatola ha le classiche dimensioni dei boardgame di fascia alta: in realtà, quasi metà dello spazio al suo interno è occupato dalla gigantesca plancia di gioco (suddivisa in due parti uguali, misura quasi un metro per lato ed è suddivisa in caselle rettangolari della misura di un moderno smartphone!), mentre il resto della componentistica (che ai fini del gioco risulta peraltro non indispensabile) si sistema senza problemi nello stretto vano centrale. In tutta franchezza, dobbiamo ammettere che avremmo preferito una migliore organizzazione degli spazi interni, usando magari una confezione dallo spessore decisamente più contenuto.

I componenti all'interno della scatola.

I componenti all’interno della scatola.

A parte il tabellone “monstre”, il gioco include:

  • 8 carte di riepilogo (4 per i capitani e 4 per le navi, ognuna delle quali ha caratteristiche diverse dalle altre) in inglese da un lato e in francese dall’altro; le stesse schede vi vengono, però, proposte anche in lingua italiana nella app, all’inizio della partita;

    Le carte riepilogo per le navi (in alto) e per i capitani (in basso).

    Le carte riepilogo per le navi (in alto) e per i capitani (in basso).

  • 8 pupazzi di gomma con ventosa: dovrebbero essere sistemati sugli smartphone, per ricordare a colpo d’occhio quale capitano e quale nave possiede ciascun giocatore (in realtà, a noi piace utilizzarli anche sui bicchieri per distinguerne i possessori durante la partita…);

    Una divertente variazione sul tema dei pupazzetti con la ventosa...

    Una divertente variazione sul tema dei pupazzetti con la ventosa…

  • 8 sagome di cartone spesso, che servono a comporre il galeone personale di ogni giocatore; queste si utilizzano soltanto quando si gioca nella modalità multiplayer con uno smartphone solo a disposizione di tutti.

    La flotta al gran completo: vi servirà, però, soltanto qualora giochiate tutti con lo stesso smartphone.

    La flotta al gran completo: vi servirà, però, soltanto qualora giochiate tutti con lo stesso smartphone.

Non manca un breve manuale, che riassume le regole di base del gioco in inglese e francese, ma anche questo risulta tutt’altro che indispensabile, perché – proprio come in XCOM The Board Game – è la app stessa a proporre durante la prima partita un tutorial che spiega tutti i meccanismi in modo semplice ed empirico. Qualora desideraste la versione italiana da stampare e stringere tra le mani per chiarire gli eventuali dubbi quando si gioca, vi rimandiamo al file in PDF presente sul sito della casa editrice Volumique.

Una menzione speciale va al progetto grafico: colorato con gusto, accattivante al punto giusto e perfettamente calato nell’ambientazione piratesca, ma al tempo stesso “alleggerito” dalla presenza di loschi animali, che vestono i panni dei capitani e danno forme e caratteristiche uniche alle imbarcazioni.

All’occhio più attento non sfuggirà l’importante esperienza che la giovane casa francese ha maturato negli ultimi anni nel campo dell’editoria per i più piccoli e che gli ha consentito di realizzare un titolo d’esordio che può reggere il confronto – quantomeno estetico – con giganti del calibro di Days of Wonder e Asmodee.

PREPARAZIONE:

Accostate le due parti del tabellone su un tavolo sufficientemente grande e avviate la app su tutti gli smartphone dei giocatori, che dovranno essere connessi alla stessa rete wifi, oppure uno dovrà “sacrificarsi” e fungere da access point per gli altri.

Il tabellone visto dall'alto: occupa un tavolo intero!

Il tabellone visto dall’alto: occupa un tavolo intero!

Se volete, potete applicare i pupazzi gommosi sui telefonini per distinguervi più facilmente, oppure assemblate le navi in cartone (che prenderanno il posto dei dispositivi elettronici sulla plancia) se avete un solo smartphone a disposizione.

Il setup è tutto qua: preparare una partita non richiede più di un minuto, perché tutte le azioni, gli eventi e le quest vengono delegate alla app, senza richiedere l’uso di carte o pedine (quindi risulta ancora più rapido e semplice di XCOM The Board Game!).

Il nostro smartphone con le ventose di Capitan Pellicano e della nave Medusa.

Il nostro smartphone con le ventose di Capitan Pellicano e della nave Medusa.

Aggiungiamo soltanto che, subito dopo l’avvio della app, viene richiesto ai giocatori di scegliere il proprio capitano e il relativo vascello: si tratta, infatti, di un gioco con poteri variabili e asimmetrici, pertanto questa fase risulta tutt’altro che banale ai fini della vittoria e delle strategie da seguire.

I parametri da considerare sono in tutto 6, metà dei quali riguardano le navi e gli altri i comandanti, oltre a una caratteristica peculiare (c’è chi si stanca navigando troppo, chi non può far a meno di chiacchierare sempre, ecc.):

  • forza: come vedremo successivamente, è l’unico valore che può influenzare l’esito delle battaglie navali;
  • carisma: altera i prezzi di vendita degli oggetti nei mercati (questo ricorda la soluzione adottata in un’infinità di J-RPG, dai primi Final Fantasy in poi);
  • conoscenza: determina l’entità delle riparazioni che possono essere eseguite in mare aperto e il numero di attrezzature che un capitano può avere;
  • dimensione: stabilisce il numero di armi che la nave può contenere nella stiva;
  • resistenza: indica la quantità di danni che un’imbarcazione può subire prima di finire KO;
  • miglioria: rappresenta il numero massimo di migliorie che una barca può avere.

SVOLGIMENTO:

A turno (ci pensa la app a indicare a chi tocca), i giocatori possono eseguire da 0 a 2 azioni principali, che sono:

  • movimento: si sposta lo smartphone di una casella in verticale o in orizzontale rispetto a quella in cui si trova (se tutto funziona a dovere, non dovrete interagire con l’interfaccia della app: l’accelerometro integrato fornisce tutte le informazioni necessarie per interpretare correttamente lo spostamento);
  • attacco: si va all’arrembaggio di un’altra nave (leggi: telefonino), presente in una delle caselle adiacenti;
  • riparazione: si recuperano punti Resistenza della propria nave, in proporzione al valore di Conoscenza del capitano (se la nave scende a 0, questa va alla deriva: tutte le missioni attive vengono annullate e fino alla completa riparazione non è possibile fare praticamente nulla);
  • svolgere un compito speciale: in funzione delle quest raccolte, talvolta si rende necessario raccogliere oggetti, ispezionare locazioni, soccorrere naufraghi, ecc.
  • visitare uno dei 12 porti disseminati sulla mappa; dopo aver attraccato la nave, vengono rese disponibili 4 nuove locazioni visitabili:
    • capitaneria: contiene la bacheca con le quest da completare per ottenere punti e denaro; ogni giocatore può averne fino a un massimo di 3 attive;
    • taverna: fornisce la graduatoria tra i giocatori, con i rispettivi punteggi;
    • cantiere: permette di riparare la propria nave pagando in proporzione ai danni da sistemare;
    • mercato: qui si può acquistare e vendere un po’ di tutto, dalle armi per le battaglie navali, ai potenziamenti sia per le imbarcazioni che per i capitani.
Il giocatore con l'iPhone:

Il giocatore con l’iPhone sta navigando in prossimità di un’isola vulcanica e ne approfitta per riparare il sartiame, danneggiato da un mostro marino.

Quando un giocatore lascia un porto, può decidere facoltativamente di pagare un dazio per mantenere la segretezza: in questo modo, gli avversari che approderanno successivamente in quello stesso porto non potranno sapere i movimenti da lui effettuati al mercato (lo spionaggio in questo senso può essere molto utile per capire se una nave è attaccabile oppure no) e non verranno proposte missioni “rivali” sulla base di quelle da lui accettate.

La nostra nave è bloccata in mare aperto dal maltempo (notate le gocce d'acqua).

La nave del giocatore 1 è bloccata in mare aperto dal maltempo: notate, infatti, le gocce d’acqua!

Le quest possono, infatti, essere di 5 tipi diversi:

  1. avventure: solitamente richiedono di recarsi in un luogo ben preciso e in mezzo presentano quasi sempre dei compiti speciali da svolgere;
  2. corrieri: bisogna trasportare qualcosa verso un porto prestabilito;
  3. combattimenti: il giocatore deve attaccare e sconfiggere un avversario;
  4. rivali: prevedono di battere sul tempo o attaccare un altro giocatore, mentre sta eseguendo la sua missione; in caso di successo, oltre a dare una ricompensa, annulla automaticamente la quest avversaria; è possibile evitarle uscendo segretamente dai porti;
  5. vendette: se una missione fallisce o viene interrotta da un nemico, talvolta si attiva la possibilità di rifarsi e vendicarsi, attaccando appunto l’avversario “rompiscatole”.

Se una quest viene completata con successo, il giocatore ottiene una ricompensa variabile, che solitamente include punti vittoria (i cosiddetti “swag”), denaro (la valuta dell’arcipelago sono le “conchiglie”) e, sporadicamente, oggetti speciali.

A questo punto, non ci resta che spiegarvi il “core business” dei nostri pirati, ovvero i combattimenti tra navi (e – dimenticavamo – anche contro i mostri marini, che di tanto in tanto fanno capolino dove meno te li aspetti…), che sono forse la parte più complessa dell’intero gioco. Innanzitutto, la durata della battaglia dipende dalla bandiera issata dal difensore: se espone il “jolly roger” nero, durerà 5 turni e il vincitore potrà rubare 3 oggetti; se, invece, ha la classica bandiera bianca, durerà 3 turni e gli oggetti rubabili scenderanno a 2. Ricordate sempre che, nel momento in cui va all’arrembaggio, l’attaccante issa automaticamente il “jolly roger” nero, ma finita la battaglia può tornare in qualsiasi momento alla bandiera bianca. Prima di cominciare, entrambi i giocatori scelgono in ordine preciso e immutabile da 3 a 5 (in base al numero di turni battaglieri) quali armi utilizzare in ogni turno; queste si dividono a loro volta in 5 tipologie:

  • sparo: funzionano solo nella fase di tiro, prima che inizi la mischia, e permettono di colpire a distanza il nemico;
  • manovra: permettono di passare dalla fase di tiro a quella di mischia e viceversa, attivando e disattivando diversi strumenti da combattimento;
  • mischia: funzionano solo nella fase di mischia, dopo gli spari, e consentono l’attacco ravvicinato degli avversari;
  • trucco: rubando un termine tipicamente “giocodiruolistico”, sono i “buff” degli attacchi e potenziano gli effetti dei turni successivi;
  • cancella: annullano gli effetti dell’ultima arma utilizzata dal nemico.

    La schermata della pianificazione di una battaglia navale.

    La schermata della pianificazione di una battaglia navale.

Alla fine, la risoluzione della battaglia avviene in modo automatico, attivando le scelte dei due giocatori passo dopo passo e aggiungendo a queste il potenziale offensivo del capitano (rappresentato dal valore Forza). In buona sostanza, si tratta di una versione evoluta e disciplinata della morra cinese con i superpoteri, e chi ottiene il punteggio maggiore vince lo scontro, mentre in caso di mostro esiste sempre la possibilità di fuggire, subendo però un danno a cui non è possibile controbattere.

Ricordiamo, infine, che, oltre ai già citati mostri marini, c’è tutta una serie di imprevisti che dobbiamo fronteggiare di volta in volta, che vanno dalle fastidiosissime tempeste (negative, perché costringono a cambiare rotta) ai messaggi nelle bottiglie (positivi, perché possono assegnare missioni extra).

Va sottolineato che – perlomeno alla nostra sensibilità –  la app non sembra inserire elementi randomici o particolari algoritmi d’intelligenza artificiale: ci è sembrato che si limiti a risolvere una  sorta di “morra” più complicata ed articolata (ci sono variabili da tenere in considerazione, come le abilità dei capitani) di quella tradizionale e a tenere le redini dell’intreccio tra quest e storie.

La partita termina nel momento in cui uno dei giocatori raggiunge (o supera) il numero di punti swag stabiliti all’inizio (400, 750 oppure 1500), oppure in modalità narrativa quando viene completato un ciclo di quest collegate; e ovviamente chi ha più punti vince.

La schermata di riepilogo con i punteggi dei due giocatori.

La schermata di riepilogo con i punteggi (e gli smartphone…) dei due giocatori in lotta.

DURATA:

Come abbiamo appena spiegato, la durata delle partite è modulabile attraverso la app (a meno che non scegliate la modalità esplorazione oppure quella narrativa). In questo modo, si può tranquillamente chiudere una partita in meno di un’ora, tra due esperti con il traguardo minimo impostato a 400 punti “swag”; viceversa, quattro giocatori alle prime armi, magari alle prese con i tutorial, potrebbero toccare le due ore di gioco, specialmente se hanno deciso di sfidarsi fino a 1500 punti.

I giocatori non possono eseguire alcuna azione durante il turno degli avversari e l’unica forma di coinvolgimento è limitata alle battaglie navali: questo potrebbe far pensare a tempi morti piuttosto importanti, ma in nostro soccorso accorre nuovamente la app, che ci permette di visualizzare in qualsiasi momento le nostre quest e alcune informazioni riguardanti l’equipaggiamento.

Nella parte superiore della schermata la app ci ricorda che sta giocando un nostro avversario, ma noi possiamo comunque visualizzare le informazioni che ci riguardano direttamente.

Nella parte superiore della schermata la app ci ricorda che sta giocando un nostro avversario, ma noi possiamo comunque visualizzare le informazioni che ci riguardano direttamente.

Inoltre, una mappa così vasta e stracolma di locazioni con cui è possibile interagire richiede un certo impegno, soprattutto durante le prime partite e, quindi, è buona norma sfruttare il downtime per scegliere la direzione da seguire nel turno successivo (o, in alternativa, la “modalità esplorazione” per prendere confidenza con i nomi dei luoghi).

AMBIENTAZIONE:

Dell’ottimo progetto grafico ne abbiamo già ampiamente parlato: aggiungiamo soltanto che la bella mappa, piena di isole dai nomi esotici, i suoni che la app diffonde di tanto in tanto (ad esempio, il chiacchiericcio da pappagallo di Capitan Pappagallo quando lascia un porto) e le azioni – più o meno previste – che ogni giocatore deve fronteggiare, svolgono perfettamente il loro dovere, per quanto in termini di modellazione sia tutto estremamente semplice e “videogiochesco”.

Ricordate Capitan Libeccio e le sue ostrichette? Il tema è un po' quello...

Ricordate Capitan Libeccio e le sue ostrichette? Il tema è un po’ quello…

CONSIDERAZIONI:

Sarebbero davvero sfiziose

modalità online… e semi-cooperative…

È difficile stabilire con certezza se World of Yo-Ho sia il videogame più analogico della storia, oppure il gioco da tavolo più digitale di tutti i tempi: a parte gli spostamenti fisici dello smartphone sul tabellone, tutto il resto è delegato alla app, che decide e memorizza missioni, eventi e oggetti speciali per ciascun giocatore.

Con ogni probabilità, sarebbe stato relativamente semplice realizzare lo stesso gioco utilizzando diversi mazzi di carte – e rendendolo di fatto un card driven – ma evidentemente gli autori hanno preferito delegare tutto a una black box imparziale e imperscrutabile.

La scelta, per quanto discutibile (quantomeno agli occhi dei puristi dei boardgame), risulta particolarmente azzeccata sotto almeno due aspetti: innanzitutto, la curva di apprendimento è dolcissima e il setup, come già visto, banale, perciò mettere questo titolo sul tavolo è davvero questione di secondi, e anche il babbano più imbranato riuscirà ad affrontarlo senza problemi; in secondo luogo, l’appeal di un gioco così su una persona dalla vocazione nerd (ovvero l’80% dei giocatori) è elevatissimo e la game experience è assolutamente appagante.

Scendendo nel dettaglio e analizzandolo come un boardgame tradizionale, dobbiamo riconoscere che il primo pregio che salta subito agli occhi è l’interazione elevata: oltre agli scontri diretti tra navi, ogni scelta che viene effettuata tra missioni, viaggi e combattimenti influenza in modo diretto il destino di tutte le persone sedute al tavolo, concatenando le quest e attivandone di nuove e coerenti con i risvolti più recenti (come già detto, viene spesso proposto di vendicarsi dei soprusi ricevuti o di sabotare le altrui missioni); è evidente che un rapporto così stretto tra eventi imprevedibili, coerenza narrativa e obiettivi di gioco non sarebbe mai stato possibile con le meccaniche tradizionali.

La app, inoltre, separa in modo molto intelligente e non meno sfizioso il comparto privato da quello pubblico riguardante ciascun giocatore: nel momento in cui lo smartphone è adagiato sulla plancia, sullo schermo compare soltanto la mappa e poco altro; quando, invece, questo viene impugnato – sfruttando il solito accelerometro – fornisce tutta una serie di informazioni dettagliate, riguardanti la nave, il suo equipaggiamento e i diversi punteggi maturati dal giocatore. In una versione analogica del gioco, sarebbe servito un ampio schermo di protezione e, comunque, sarebbe stato più difficile tenere nascosti questi dati agli occhi degli avversari più infidi.

La battaglia navale sta per cominciare...

La battaglia navale sta per cominciare…

Il gioco ha intrinsecamente una buona longevità, perché la mappa non è solamente grande fisicamente, ma offre tantissime possibilità, mentre tra missioni e battaglie c’è sempre l’imbarazzo della scelta. In più, anche questo aspetto viene migliorato dal software, perché insieme agli aggiornamenti vengono introdotte di tanto in tanto nuove quest e “limati” alcuni aspetti della game experience. Anche in questo caso, il confronto con la tradizione va a vantaggio di World of Yo-Ho, perché di norma verrebbero introdotte espansioni e altri correttivi con cadenza ben più sporadica, e sempre accompagnati da un esborso economico.

Non è da meno la scalabilità: in due giocatori il titolo gira già molto bene, si respira un forte senso di rivalità e, comunque, ognuno può decidere di fare la propria partita, senza troppi fastidi; in 3 e, soprattutto, in 4 aumentano sia la confusione al tavolo che l’affollamento sulla plancia, pertanto si alza inevitabilmente il tasso d’interazione, che diventa ancora più forte e pressante.

Trattandosi di un gioco relativamente semplice, è stato svolto un buon lavoro di bilanciamento, anche perché avendo a disposizione solo 3 caratteristiche per i capitani e altre 3 per le navi è stato sufficiente usare la vecchia – ma sempre efficace – regola, che recita: “chi eccelle in un aspetto, sarà scarso in un altro”. Questo comporta anche una certa varietà strategica, perché chi impersonerà Capitan Squalo dovrà puntare molto sulle battaglie (oppure evitarle del tutto), mentre chi ha Capitan Pappagallo non potrà mai far affidamento sulla segretezza delle proprie azioni, né bluffare più di tanto.

Dobbiamo, però, riconoscere che ci sono ampi margini di miglioramento: innanzitutto, la app potrebbe offrire qualcosa in più in termini d’interazione, perché durante la navigazione capita sovente d’incrociare una bottiglia alla deriva o un naufrago destinati ad altri giocatori; e allora, perché non permettere di rovinare le altrui missioni, rubando questi elementi speciali, oppure aggiungere quest di sabotaggio con ribaltamenti e contro-ribaltamenti? Questo movimenterebbe ancor di più le partite, che – altro piccolo limite – talvolta approdano in fasi di “stanca generale”, in cui i giocatori preferiscono non pestarsi i piedi (proseguendo lungo i binari che hanno tracciato nei turni precedenti) per portare a casa gli ultimi fatidici punti.

E ancora, sarebbero davvero sfiziose modalità online, in cui i possessori del gioco possano affrontarsi a distanza, sfruttando ognuno il proprio tabellone per gli spostamenti, e semi-cooperative, in cui stringere (e distruggere…) alleanze tra giocatori per colpirne altri.

Dal canto nostro, continueremo a seguire con vivo interesse i futuri sviluppi di World of Yo-Ho e non mancheremo di aggiornarvi qualora venissero introdotte novità d’interesse tale da – e mai metafora fu più azzeccata – “cambiare le carte in tavola”.

POSOLOGIA:

World of Yo-Ho contiene principi attivi differenti dagli altri prodotti della stessa categoria, pertanto potrebbe provocare facilmente intolleranze e allergie, soprattutto negli individui con avversione cronica verso tutto ciò che è digitale. I suoi effetti sono infatti assimilabili a quelli di un videogame con componenti tattiche e strategiche e un’elevata interazione tra i giocatori. Nonostante il contenuto di alea sia ridotto ai minimi termini, essendo gli eventi gestiti in larga parte dall’intelligenza artificiale della app collegata, in alcuni pazienti potrebbe trasmettere l’errata sensazione di uno scarso controllo sugli stessi.

Nonostante l’immediatezza del suo metabolismo e la semplicità d’uso, non è consigliabile l’uso negli individui di età inferiore ai 14 anni, perché per godere appieno dei suoi effetti benefici sarebbe opportuno che ogni giocatore utilizzasse il proprio smartphone. Risulta comunque giocabile anche a 10/12 anni, ma solo nella modalità “Apparecchio singolo” (condividendo, quindi, lo stesso dispositivo tra tutti i giocatori) e sotto la supervisione di almeno un adulto.

SOTTOFONDO MUSICALE:

L’album “Back to the noose” degli Swashbuckle.

Autore: Etienne Mineur

Grafica ed illustrazioni: Amelie Jourdain e Marie Magny

Anno: 2015

[otw_is sidebar=otw-sidebar-1]
Mercuzio
Latest posts by Mercuzio (see all)