SINTESI
Pro: Grasse risate al motto del “mo’ ti rifilo la ciofeca“. Le meccaniche collaudate della grande tradizione dei giochi di carte classici trovano nuova vita in un gioco adatto anche a chi questi giochi non li ha mai visti.
Contro: Qualche conteggio e qualche mini tabella di troppo per quello che vuole essere un gioco di semplice intrattenimento.
Consigliato a: Giocatori in cerca di un gioco/filler divertente e poco impegnativo, ma che istighi alla baldoria.
Realizzazione | |
Giocabilità | |
Divertimento | |
Longevità | |
Prezzo |
Idoneità al solitario:
assente
Incidenza della fortuna:
buona
Idoneità ai Neofiti:
buona
Autore:
F. Barros, W. Marçano
Grafica ed illustrazioni:
L. Francisco, W. Santiago
Anno:
2017
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Parafrasando una famosa frase di Guccini (dal primo disco live mai registrato in italia), “I francesi ci fregano con la lingua!”: Pot de Vin, che in italiano suona elegante e vagamente enogastronomico, in realtà oltralpe significa “bustarella”.
Non pensate a un’ambientazione “Politica Italiana” da prima/seconda/terza repubblica: le insane abitudini del Belpaese sembra che abbiano viaggiato nel tempo. La grafica, molto moderna e originale (gli illustratori sono gli stessi del bel The Bloody Inn), è però lontana dagli standard delle ambientazioni medioevali a cui il gioco afferisce. Ci adeguiamo alle abitudini della casa e ve l’accenniamo in poche righe.
Sono tempi incerti. Il colpo di stato ha creato un vuoto di potere e il supporto delle Gilde è indispensabile per chiunque miri a riconquistarlo. Per ottenere i favori delle potenti corporazioni bisogna, però, passare attraverso i quattro personaggi più influenti della città.
In Pot de Vin dovrete riuscire a collezionare set delle 6 Gilde (diverse per colori e simboli), aggiudicandovi i vari round. La peculiarità del gioco sta però nella distribuzione dei punti vittoria, che non è direttamente proporzionale alle carte prese: non è detto, infatti, che prendendo più carte si ottenga più supporto (cioè più punti vittoria) da quella Gilda.
Non siamo dunque davanti a un gioco privo di originalità, anche se i contenuti (e le meccaniche!) sono proprio quelli tradizionali di un card game:
- un blocco segnapunti che già al primo sguardo mostra quanto la determinazione del vincitore non sia propriamente da “family game” (ma solo un po’ più complessa di quella di una Briscola);
- 6 carte scrigno e 6 carte riepilogo, ovvero le carte di supporto per i giocatori; Pot de Vin può essere giocato da 3 a 5 giocatori, ma esiste una versione a 6 giocatori e anche un’altra a 2/3 squadre da 2 giocatori ciascuna;
- 24 gemme ruberia che rappresentano un modo per contare i “passo la mano” disponibili per ciascun giocatore;
- 52 carte, cuore del gioco.
Queste ultime sono così suddivise:
- 36 carte Gilda, divise tra 6 Gilde diverse; su queste carte troverete valori compresi tra 4 e 12;
- 16 carte Neutrali, che riportano valori agli estremi opposti, ovvero da 1 a 3 e 13.
Invece di riportare il simbolo di appartenenza a una gilda, le carte neutrali (di colore grigio) mostrano:
- bonus direttamente in punti vittoria (+2 o -2);
- “pot de vin”, che sono le carte dal più alto valore in gioco (13) ma non potranno essere utilizzate con la stessa leggerezza dell’ “asso di briscola”; in fase di conteggio dei punti vittoria, queste carte -se non catturate tutte assieme- provocano pesanti penalità;
- jolly, che -specularmente alle carte Pot de Vin- hanno il valore più basso (1) ma sono invece molto importanti nella fase del conteggio dei punti vittoria: avremo modo di riparlarne in seguito.
Il Gioco
Guardate con attenzione l’immagine che segue:
Quello che risulta chiaro dalla descrizione delle 52 carte di gioco è che esse hanno 3 valori molto simili a quelle delle carte da briscola e ramino, anche se queste ultime ne esplicitano dalla grafica soltanto due:
cioè:
il 7 (valore) di spade (seme)
diventa
il 7 (valore) della gilda (colore) e del personaggio (seme)
“Valore” e “seme” (non a caso i personaggi sono proprio quattro) sono dunque tradizionali, mentre il concetto di “colore”, suddiviso in 7 tipologie (6 gilde + le carte neutrali), sembra essere un po’ alieno; ma è soltanto apparenza perché, proprio come a Tresette e Briscola, in Pot de Vin:
- “valore” e “personaggi” (seme) si utilizzano durante la partita;
- “colore” durante la fase di conteggio di punti vittoria, propria come nella Briscola, in cui il “fante” di qualsiasi seme vale 2 punti (o il Re 4 punti) solo in fase di conteggio finale.
Fatta questa premessa, non ci resta che passare al setup. Per farvi vedere come vengono distribuite le carte, ricorriamo anche in questo caso a un’immagine:
Si noti che la somma “carte + gemme ruberie” che vengono consegnate a ogni giocatore è uguale alla consistenza della “pila di influenza”, che altro non è che il mazzo del gioco.
Oltre a questo, a ogni giocatore viene consegnata una carta scrigno dove porre le pietre ruberie conquistate e una carta riepilogo che nelle prime partite utilizzerete dal lato dove vengono mostrati i punteggi, mentre in seguito tenderete ad utilizzare dal lato opposto che aiuta a gestire sia il fatidico “quali carte sono ancora in gioco?“, che soprattutto… “e di quale Gilda?“.
Come ultimo atto del setup, stabilite casualmente il primo giocatore e determinate il primo “reggente” semplicemente girando la prima carta del mazzo “pila influenza”.
Il gioco dura un numero di round pari al numero di carte influenza presenti nel mazzo.
Il primo giocatore DEVE giocare una carta, pena l’esclusione dal resto della mano. A turno, i giocatori successivi:
- SE decidono di giocare una carta (se ne hanno a disposizione, possono, in alternativa, giocare una gemma),
- SE hanno carte del seme corrispondente alla carta messa in gioco dal primo giocatore,
DEVONO rispondere con carte del personaggio corrispondente a quella messa in gioco dal primo giocatore, ALTRIMENTI possono giocare una carta di un altro personaggio.
Il meccanismo -per quanto evoluto e arricchito- è quello del gioco del “Tresette” ma, quando tutti hanno effettuato la propria scelta, verificare chi si aggiudica la mano è un po’ più complicato di quanto accade nel famoso gioco di carte:
- SE tutte le carte giocate appartengono al dignitario (“seme”) del primo giocatore, la mano verrà aggiudicata a chi avrà messo in gioco la carta più alta;
- OPPURE SE i giocatori hanno giocato carte con più dignitari, tra cui il Reggente di questo round, il vincitore del round è il giocatore che ha giocato la carta con il Reggente di valore più alto; insomma, questo reggente è una specie di “briscola”, esattamente come nel “Marafone” (nome con cui indichiamo in Romagna il Tresette con la briscola);
- OPPURE SE i giocatori hanno giocato carte con più dignitari, tranne il Reggente di questo round, il vincitore del round è il giocatore che ha calato la carta di valore più alto tra quelle con lo stesso dignitario calato dal primo giocatore.
Il vincitore della mano acquisisce:
- il diritto a essere il primo giocatore nel round successivo;
- tutte le carte della mano (compresa quella del reggente);
- le gemme giocate, che piazza poi sulla carta scrigno.
Il tutto dev’essere sempre sistemato in modo tale che risulti ben visibile agli altri giocatori.
Viene quindi rivelata la carta in cima alla pila Influenza che indicherà il nuovo reggente (il personaggio indicato dalla carta stessa) e un nuovo round ha inizio.
Non ci sono molti commenti sulla meccanica di gioco: la struttura di fondo è la stessa che tutti ben conosciamo del Tresette. Per quanto arricchita, non ci sono differenze sostanziali nei tatticismi e nelle piccole strategie: si gioca a prendere fin tanto che si è convinti che gli altri ci debbano rispondere, poi ci si cerca di “liberare” il più possibile dagli obblighi di risposta, e così via.
Ma parlare di tattiche e strategie vincenti è secondario rispetto alla game experience proposta dal gioco: passiamo al capitolo “calcolo del punteggio” per comprenderne il perché.
Prima di calcolare i punteggi di ciascuna gilda, dei Pot de Vin e delle carte bonus, potrete piazzare le carte jolly acquisite in un qualsiasi gruppo di carte gilda, in modo tale da arrotondare qualche punteggio. I jolly sono quindi importanti perché vengono piazzati “a bocce ferme”, quando si sono esauriti i turni.
Vi spieghiamo il conteggio finale con l’ausilio dell’ennesima immagine:
Come vedete, per le carte Gilda è necessario cercare di evitare di accumulare un numero di icone/gilda dal valore intermedio: o poche, o tante. Per le carte “Pot de Vin”, l’unico modo per renderle utili è acquisirle tutte e 4. Difficile da realizzare, ma nel caso ci si riesca… il bonus è di quelli che “spaccano”.
Eccoci dunque all’insalatona di punti finale che, dopo qualche conteggio, ci indicherà il vincitore, riservando spesso sorprese, rammarichi e… compiacenze per le cattiverie prodotte!
Considerazioni finali
Speriamo che la nostra premessa sui diversi valori presenti su ogni carta vi abbia aiutato a capire che ci troviamo di fronte a una sfiziosa “fusione” tra i più celebri giochi di trick taking: come nei grandi classici che abbiamo già citato più volte, anche in Pot de Vin tutte le carte entrano sempre in gioco, quindi i giocatori che amano i calcoli e gli esercizi di memoria avranno (quasi) sempre il sopravvento.
Giocare per primi permette di comandare il gioco, ma giocare per ultimi ha altri vantaggi, perché spesso sarete nelle condizioni di decidere se fare la presa o scartare una carta particolarmente penalizzante per colui che sta per fare la presa.
Ma il giocatore veramente scaltro è quello che sa rimanere senza carte: uscire dal gioco al momento giusto (a 2 o 3 turni dalla fine) potrebbe rappresentare una mossa davvero vincente: zero prese, zero fregature! Ricordate che -almeno in base alla nostra esperienza- quasi mai chi fa più prese vince.
Il gioco genera quel classico clima da “mo’ ti rifilo la ciofeca!” che fa tanto party game caciaroso: l’importante è comunque divertirsi, tra colpi di scena e “bastardate” reciproche.
Il limite principale di Pot de Vin sta nell’immediatezza: non è un gioco difficile né da imparare, né da gestire, ma se scorrete questa recensione vi accorgerete che metà delle illustrazioni che vi abbiamo presentato includono tabelle e specchietti.
Superato il brevissimo momento di empasse iniziale (veramente brevissimo!) Pot de Vin rimane un buon filler, un gioco da baldoria molto diverso dai climi generati dai classici giochi di carte da cui trae ispirazione… E lo diciamo in tutta sincerità, senza che nessuno ci abbia versato qualche… Pot de Vin!
Si ringrazia GoG -Gates on Games per aver reso disponibile la copia di valutazione del gioco.
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