Pro:   Un gioco profondo (quanto un abisso!) dinamico e strapieno di strategie perseguibili. Ciliegina sulla torta: grafica semplicemente irresistibile.

Contro:  Macchinoso quanto un wargame anni 70 con le carte “milestone” al posto delle celeberrime tabelle. Lungo, pieno di eccezioni e pieno di calcoli di routine.

Consigliato a: Pochi e selezionati hard gamers che troveranno un Eldorado in cui scavare oro ludico per mesi.

Il Web, si sa, è un mondo a due dimensioni: negli scaffali virtuali dei negozi web possiamo intuire larghezza ed altezza delle scatole dei giochi ma non possiamo valutarne né la profondità né il peso.

Così, quando vi imbatterete quasi casualmente sulla pagina che vi propone Food Chain Magnate valuterete una scatola dalle dimensioni standard, con una grafica accattivante e con un titolo che sembra ammiccare ad un Monopoli in salsa fast food: niente di più.

Grafica leggera ed ammiccante

Grafica leggera ed ammiccante

Insomma, nulla, davvero nulla sembrerebbe preannunciare il vero “peso” di Food Chain Magnate, sia in senso fisico, della scatola, che metaforico, relativo al gameplay. Ai giocatori più esperti però non sarà sfuggito l’editore, l’olandese Splotter Spellen, che nel tempo si è guadagnato una notevole fama tra i giocatori più esperti proprio per la qualità e la profondità di gioco dei propri prodotti.

Lontanissimi dalle logiche Blockbuster, i titoli della Splotter Spellen sono realizzati in modo pregevole, quasi artigianale. Lo stesso Food Chain Magnate, il gioco ultimo nato e più curato del catalogo, ha il retro della scatola bianco, non stampato: ma non sono giochi che si comprano guardando le foto pubblicitarie!

Unboxing

Aperta la scatola scopriremo che gli elementi che richiamano la vocazione della casa olandese alla grafica minimalista sono soltanto le poche pedine e soprattutto i 20 tasselli con cui saremo chiamati a formare la mappa di gioco. Ognuno di questi, grazie ad una griglia sovrapposta, è suddiviso in quadrati che serviranno ad aiutarci a piazzare i diversi elementi.

Unboxing

Unboxing

Anche se il concetto di “movimento” nel gioco non esiste, i tasselli sono stati concepiti in modo tale che, una volta uniti, possono formare strade più o meno lunghe. In questo modo si creano degli “isolati” dove sono collocati case, fornitori di bevande e venditori di gelati. Non mancano parecchi spazi vuoti dove troveranno spazio altre abitazioni, giardini, i nostri futuri ristoranti e… le campagne pubblicitarie!

La bella, davvero bella, grafica del resto del gioco riporta alle atmosfere degli Stati Uniti anni ‘50-‘60 che fanno pensare a “Happy Days”. Così anche la moneta del gioco si adegua all’atmosfera: le banconote di carta per fattezze e (scomodo) utilizzo ricordano strettamente da vicino quelle del Monopoli, nato proprio in quegli anni.

I beni di consumo oggetto di produzione e vendita rappresentano quasi tutto il perfetto campionario del cosiddetto “junk food” all’americana: gelati (giallo), coca-cola (rosso), birra (verde), hamburger (marrone) e pizza (arancione). I colori indicati tra parentesi corrispondono a quelli dei rispettivi segnalini di legno sagomati secondo la merceologia rappresentata. Nel gioco è presente una quantità di segnalini/cibo davvero impressionante!

100% dice free!!

100% dice free!! Sotto la grafica un poco buffa, il gioco inizia a svelarsi per quello che è. Non fidatevi del tono canzonatorio…

Il regolamento spicca per essere bilingue: inglese e tedesco. Seppur scritto in maniera abbastanza chiara, se deciderete di studiarlo vi consigliamo di verificare le FAQ ufficiali scaricabili da Internet. A pochi mesi dall’uscita del gioco sono già un numero corposo di pagine.

Davvero molto utili e simpatici i game-aid forniti per ciascun giocatore (anch’essi in doppia lingua). Hanno la forma stretta e lunga tipica dei menù dei ristoranti: sulla facciata frontale trovate un comodo riassunto dell’articolato turno di gioco.

Il piatto “forte”, come nei migliori ristoranti, è però all’interno del menù/game-aid. La prima volta vi consigliamo di aprirlo con molto sangue freddo, perché riporta un complicato diagramma in cui vengono riprodotte le decine di tipologie di carte presenti nel gioco. In questo modo è possibile capire la suddivisione delle carte per famiglie e gli eventuali possibili stati evolutivi di ciascuna di esse.

Eccoci dunque arrivati al cuore del gioco: 340 carte che non verranno mai mescolate fra di loro!

menu/game aid

menu/game aid

Oltre 220 carte sono suddivise in 32 (!?) diversi ruoli che generalmente troviamo all’interno di un organigramma aziendale di una compagnia che gestisce una catena di ristoranti “American Style”. I ruoli più comuni e meno specializzati sono presenti in moltissime copie (anche più di 10) non creando quasi mai tensioni per accaparrarsi queste carte, mentre alcuni ruoli, importanti per quanto “forti”, non contano più di due o tre carte innescando spesso una “corsa” per poterle prendere.

Il vero fulcro di ogni carta è la capacità (skill) principale (assumi, cuoci, fai pubblicità, consegna bibite etc.), ovvero l’azione che è possibile eseguire nel momento in cui viene utilizzata. Molte carte contengono anche informazioni aggiuntive come, ad esempio, l’indicazione della possibile evoluzione professionale del ruolo.

Chi ha una formazione in campo economico, ricorderà le nozioni di base della struttura organizzativa di un’impresa che distingue fra gli organi di staff e gli organi di linea.

I manager (carte nere) rappresentano l’ossatura della tipica struttura piramidale di un organigramma aziendale. Ad ognuno di essi “riferirà funzionalmente” un certo numero di figure professionali: quante dipende dalla caratura del manager stesso.

Riepiloghi delle milestone e carte delle professioni

Riepiloghi delle milestone e carte delle professioni

Proprio come nella realtà, è possibile inserire alle dipendenze del CEO (Che sareste voi), creando così una linea di comando che risulterà sempre dannatamente corta!

Se distaccati dalle incombenze quotidiane, i manager (e non solo, come vedremo) possono essere addestrati ed evolvere in figure professionali di qualità superiore o in altri ruoli, comunque di responsabilità, ma specialistici (organi di Staff).

Ad esempio, alcuni evolvono in “area manager” (carte di colore rosso). Non potranno avere persone alle dipendenze dirette ma avranno facoltà  di aprire nuovi ristoranti (massimo 3 per giocatore) o spostare quelli esistenti precedentemente piazzati.

Le altre carte sono tutte figure professionali senza responsabilità diretta di altri dipendenti.

Le carte delle professioni

Le carte delle professioni

Le carte grigie rappresentano la gestione delle risorse umane. Fra queste carte troviamo i “reclutatori” specializzati nelle assunzioni di nuovo personale/carte, diversi livelli di addestratori (dal trainer al guru), il capo delle risorse umane e così via.

Le carte di colore “rosa” e “blu” rappresentano gli specialisti di marketing. I primi (carte rosa) hanno facoltà di incidere sulle quantità vendute aumentando o diminuendo i prezzi.

Le carte di colore blu rappresentano gli addetti specializzati nella pubblicità. Questa area professionale, come quella del management, prevede una filiera lineare (fatta da step successivi) piuttosto articolata di livelli di addestramento: l’addetto appena assunto “piazza” sulla mappa soltanto qualche tabellone pubblicitario in grado di attirare l’attenzione delle abitazioni limitrofe mentre i manager più evoluti sono in grado di allestire campagne radiofoniche in grado di raggiungere gran parte della mappa. La pubblicità ha naturalmente il compito di alimentare la domanda.

Le carte viola rappresentano invece dei facilitatori di guadagno: dalle cameriere al capo contabile, passando attraverso lo specialista nello sviluppo di nuovi mercati (in termini di gioco piazza nuove case e nuovi giardini). Nessuno di questi ruoli rientra direttamente nel meccanismo di incontro fra domanda ed offerta ma sono importanti per massimizzare i guadagni concedendo “bonus” in termini di incassi.

A capo della baracca, in cima alla piramide. ci siete VOI! (la carta CEO)

A capo della baracca, in cima alla piramide. ci siete VOI! (la carta CEO)

Due diverse tonalità di carte verdi indicano le linee di produzione aziendali: una riguardante vivande e gelati e la seconda riguardante le specialità da cucina. Quest’ultima filiera, pur avendo il primo step in comune, già dal secondo livello di addestramento si specializza.

Entrambe le catene produttive hanno cioè una propria filiera di crescita in grado di far diventare il neo assunto “ragazzo da cucina” uno “chef” specializzato in “pizza” **oppure** “hamburger”.

Quasi tutti i ruoli più evoluti riportano un’apposita icona che ci ricorda che assumere personale specializzato costa “5” ogni turno successivo, a prescindere da come e se venga impiegato.

Oltre 80 carte sono invece destinate a rappresentare le cosiddette “milestone”. Sono suddivise in quasi tutti i colori già citati e rappresentano ben 18 tratti caratteristici diversi.

Le milestone: croce e delizia del gioco.

Le milestone: croce e delizia del gioco.

Quelle guadagnate da un giocatore rappresentano la “reputazione” del marchio: modellano cioè i motivi per cui la vostra catena di ristoranti si guadagna una certa fama dovuta al fatto di essere stata la prima a raggiungere determinati risultati o a portare idee innovative nel settore.

La gente si ricorderà di voi, ad esempio, perché:

  • siete stati i primi a piazzare un tabellone pubblicitario;
  • a cucinare o consegnare una pizza o un hamburger;
  • a commercializzare bibite.

Nella realtà McDonald’s “è” l’hamburger, Burger King “è” il “cotto su piastra”, “Starbucks” “è” la colazione e così via. Da un punto di vista della modellazione queste carte sono quindi perfettamente credibili e ben inserite nel contesto.

Le milestone premiano però anche la vostra capacità di “fare azienda”: ne riceverete anche perché siete stati i primi ad avere un’ampia scuderia di personale specializzato o per essere stato il primo che ha puntato sull’addestramento del proprio personale.

La moneta del gioco: stile Monopoli

La moneta del gioco: stile Monopoli

Presto scopriremo che le milestone sono la croce e delizia del gioco, perché richiedono uno sforzo notevole sia in termini di eccezioni regolamentari da ricordare sia per la davvero enorme potenzialità dei bonus che concedono e quindi la conseguente difficoltà di gestione nel gameplay. Non a caso la versione semplificata prevede proprio l’eliminazione di queste carte.

Il Gioco

Food Chain Magnate è davvero un molosso, difficile da imparare, complesso da gestire, quasi impossibile da governare per gran parte dei giocatori occasionali. Giunti a questo punto, se la vostra attenzione è ancora su queste righe, possiamo dire che o non vi abbiamo spaventato abbastanza oppure vi stiamo per proporre il gioco giusto che fa per voi.

Food Chain Magnate offre una straordinaria complessità di situazioni, diverse vie per giungere al successo, un’interazione davvero selvaggia, una dinamicità altissima e una modellazione della domanda ed offerta secondo i dettami dell’economia di base.

Naturalmente, non essendo un gioco educativo per laureandi in economia, la modellazione della filiera produttiva risulta un poco sopra le righe proprio per la necessità di esaltare la profondità di gioco.

Setup della mappa per 2 persone: tutto qui?

Setup della mappa per 2 persone: tutto qui?

Prendiamo la determinazione della durata partita come esempio del fatto che il gioco non sia difficile per numero di regole ma davvero molto macchinoso per via delle regole “in card”. La necessità di non rendere predeterminabile la durata di una partita (un giocatore incide solo per la sua parte) costringe ad un meccanismo molto lontano dai dettami di semplicità e immediatezza che il trend del marketing ludico attuale imporrebbe: il gioco termina quando si esaurisce una predeterminata somma di denaro stabilita, ma non interamente svelata, durante il setup. La componente inizialmente nota è pari a circa il 20% del totale.

Il resto del denaro viene stabilito, sempre durante il setup, dai giocatori scegliendo segretamente una delle 3 apposite carte. Quando queste verranno svelate, ciascun giocatore aggiungerà l’ammontare di denaro scelto e riceverà bonus o malus che avranno effetto sulle capacità di gestire l’organigramma.

Appare abbastanza evidente che per un tavolo molto, molto esperto questo rappresenta un elemento strategico non da poco.

La scuderia dei manager che determina la possibile ampiezza dell'organigramma.

La scuderia dei manager che determina la possibile ampiezza dell’organigramma.

Puntando su un organigramma molto ristretto, fortemente addestrato, è possibile cercare di scommettere su una partita di breve durata togliendo “ossigeno” ai giocatori che hanno preferito un organigramma più vasto ma meno addestrato, perché non avranno il tempo necessario di sviluppare le potenzialità della propria azienda.

Specularmente però se la maggioranza dei giocatori ha puntato ad una partita “lunga”, chi ha preferito un organigramma ristretto rischierà di trovarsi in affanno nelle fasi successive della partita.

Confessiamo: in oltre 2 anni di attività, non ci eravamo mai trovati ad analizzare le strategie di gioco durante la descrizione del setup!

Tornando all’allestimento di una partita, ciò che colpisce è la dimensione, relativamente piccola, della mappa, soprattutto se paragonata al numero di variabili presenti in gioco.

La creazione della mappa è del tutto causale: i tasselli precedentemente descritti devono essere uniti senza alcuna regola particolare. Si raccomanda però ai giocatori neofiti di evitare che vengano creati agglomerati di case molto ravvicinati e zone vuote: questo potrebbe compromettere l’equilibrio della partita se i giocatori non hanno le capacità di competere sin da subito sugli spazi più ricchi.

Gli organigrammi di 2 società schierati

Gli organigrammi di 2 società schierati

Sulla mappa così assemblata i giocatori poi piazzano un ristorante ciascuno: in questo momento queste pedine rappresentano delle vere e proprie scatole vuote in attesa di operatori e clienti.

Ora dovrete trovare posto sul tavolo per 50 (18 milestone e 32 ruoli) micro mazzi di carte: in considerazione che presto dovrete utilizzare parecchio spazio anche per dipanare i vostri organigrammi aziendali secondo il tipico schema a piramide, possiamo dire che le richieste di spazio è davvero imponente.

Infatti, ad ogni turno di gioco, ogni compagnia (giocatore) riorganizza il proprio organigramma aziendale avendo cura di avere un numero di manager sufficienti per gestire tutti gli spazi disponibili. In considerazione che il gioco è formato da  diverse decine di turni, è facilmente immaginabile quanto si dinamico il gioco e complessa la programmazione.

Il personale che non trova spazio nell’organigramma viene separato in un apposito mazzetto definito “on the beach”: soltanto il personale che si trova in questo mazzo può essere addestrato. “Alla spiaggia” non vanno quindi solo le carte in quel momento ritenute inutili.

Poter rimodellare a piacimento il proprio organigramma ad ogni turno di gioco permette ai giocatori una grande flessibilità: ci saranno fasi in cui si preferisce assumere nuovo personale mentre altre in cui cercherete di produrre a più non posso: questo accade generalamente nei turni successivi a quelli dove si è dato grande spazio agli addetti alla pubblicità che hanno provveduto a far alzare la domanda di cibo.

Una profondità di gioco mostruosa che è totalmente avulsa da qualsiasi fattore aleatorio in senso stretto, anche se le scelte degli altri giocatori, non predicibili, incideranno pesantemente sulla qualità della strategie messe in campo. Potete immaginare quanto difficile sia riuscire a prevedere gli esiti delle nostre strategie commerciali.

Una volta che tutti i giocatori hanno provveduto a disporre il proprio organigramma e ad eseguire, in un ordine preciso, tutte le azioni precedentemente descritte, è necessario verificare le richieste degli abitanti.

Nel caso che più di un ristorante possa soddisfare il fabbisogno intero di una determinata abitazione, è necessario sommare il prezzo di vendita alla distanza tra casa e ristorante. In questo modo, potremo mettere in atto tutte le più comuni strategie relative alla proposizione dell’offerta come da manuale di marketing.

Potremo accapparrarci la clientela praticando prezzi più bassi della concorrenza (price discount managers all’opera!) cercando poi di recuperare i ricavi persi grazie alle cameriere così brave a vendere prodotti “cross selling” (“bonus”). Se i vostri avversari rispondessero con la stessa tattica, noi potremmo assumere un “luxury price manager” per poter aumentare follemente i prezzi, naturalmente dopo aver differenziato la produzione mettendo in vendita qualcosa non ancora offerto sulla piazza!

Determinare chi vende cosa, dove e a che prezzo, richiede metodo e pazienza. È abbastanza facile intuire che serve un calcolo preciso per determinare, a giochi fatti, l’incontro tra domanda e offerta.

Per dimostrare la macchinosità del meccanismo, facciamo l’esempio di un calcolo per la vendita di due hamburger e una coca che può essere offerto da due giocatori contemporaneamente.

Dal prezzo base di 10 ogni giocatore toglierà eventuali sconti praticati dai price manager (nell’esempio -1 e -3). Il primo giocatore ha anche un’ulteriore riduzione di meno uno derivante dalla relativa milestone (ora quindi l’espressione sconti è: -2 e -3)

PArtita a 4 giocatori nel bel mezzo del suo svolgimento

Partita a 4 giocatori nel bel mezzo del suo svolgimento

Il ristorante del primo giocatore si trova ad una sola tassello di distanza dalla casa e quindi il suo valore totale finale è pari a 9 (10-2+1) mentre il secondo giocatore si trova a 3 di distanza e il suo totale è quindi pari a 10 (10-3+3).

A vendere il prodotto sarà quindi il primo giocatore, ad un prezzo di 8 (10-2 di sconto). Egli quindi incasserà un totale di 34: 24 di vendita base (8×3) + 10 di bonus(2×5) dovuto alla milestone “primo a vendere un hamburger”.

Considerate che questo calcolo può essere fatto per più situazioni ed anche coinvolgendo  un numero maggiore di giocatori. Non a caso il gioco è dato per un tempo da due a quattro ore: bisogna avere una certa esperienza perché quattro giocatori mantengano la partita sotto le due ore e mezza.

Ma la competizione va oltre le logiche della “guerra del prezzo”, strumento principe per manipolare l’offerta, e investe anche il versante della domanda

Ad esempio, se stiamo producendo una grande quantità di hamburger dopo aver provveduto ad un’adeguata campagna pubblicitaria nelle zone limitrofe al nostro ristorante, al nostro avversario potrebbe bastare allestire nelle nostre zone una massiccia campagna pubblicitaria relativamente alla pizza: a differenza della produzione, i nostri pubblicitari possono decidere quale dei cinque tipi di beni di consumo pubblicizzare ogni volta che iniziano una campagna.

Case, pubblicità e Ristoranti: le basi di un impero economico

Case, pubblicità e ristoranti: le basi di un impero economico

Così nelle abitazioni improvvisamente ci troveremo delle richieste (pizze ed hamburger) che non potremo soddisfare se non costruendo un’apposita linea di produzione anche di pizza. Ovviamente se l’avversario ha agito solo per destabilizzare i nostri affari, è molto probabile che, avendo le risorse economiche necessarie per affrontare la crisi contingente di vendite, presto saremo in grado di soddisfare le nuove richieste e quindi di guadagnare cifre molto maggiori rispetto a quelle precedenti.

Proprio come un manager della vita reale, il giocatore si trova costantemente nella necessità di investire il denaro guadagnato per migliorare la qualità del proprio personale e quindi creare offerte più strutturate e flessibili.

I soldi accumulati non sono il solo metro con cui verrà determinata la vittoria finale, ma una campagna di investimenti troppo massiva che lasci il giocatore senza un poco di liquidità lo espone al rischio di non poter far fronte al pagamento degli stipendi e quindi di essere costretti a licenziare il personale che con tanta fatica avevamo addestrato.

Le nuove assunzioni e il training del personale garantiscono una crescita esponenziale impressionante, tanto più evidente ed esasperata dalle dimensioni della mappa. Si prendano ad esempio il cuoco di hamburger o pizze: a livello “1” cucinano un elemento, a livello “2” ne cucinano 3, a livello “3” ne cucinano 8.

Con l’andar dei turni sarà davvero una guerra all’ultimo gelato, pizza o coca-cola, ma se questo non bastasse, ci pensano le “milestone” ad amplificare ed inasprire ulteriormente la competizione.

Questi 18 obiettivi sono conseguiti da uno o più giocatori che ottengono il risultato atteso nel medesimo turno di gioco. Nessun altro nei turni successivi potrà più ottenere le stesse milestones. Quello che colpisce è l’assoluta forza dei benefici ottenuti.  Qualche esempio. Il primo giocatore che:

  • getterà cibo invenduto otterrà una sorta di frigorifero che gli permette di immagazzinare fino a 10 unità di cibo per il turno successivo;
  • il primo che ha assunto un dipendente  avrà uno sconto permanente di 15 (3 figure professionali lavoreranno gratis!).

È abbastanza evidente che il principale problema delle milestone sono le eccezioni regolamentari che ciascuna di esse genera. Bisogna sempre costantemente ricordarsi di quali bonus si possiedono ed eventualmente anche quelli degli avversari per cercare di danneggiarli là dove il danno sarebbe amplificato.

Bottom line

E’ incredibile l’impressione di solidità e bilanciamento data da Food Chain Magnate: si tratta solo di un’ “impressione”, bisogna dirlo in tutta onestà, perché il gioco è talmente vario e profondo che per esprimere un giudizio definitivo necessiterebbe di un numero di ore di playtesting oltre le nostre possibilità.

Food Chain Magnate: non tutti i giocatori possono aspirare a diventare Il re dell'hambueger della città

Food Chain Magnate: non tutti i giocatori possono aspirare a diventare “Il re dell’hamburger” della città!

Quello che è assolutamente certo è che nel gioco, come nel commercio retail del mondo reale, serve dinamicità e flessibilità per accontentare i clienti e sopraffare la concorrenza: una simulazione economica coi fiocchi!

Da un punto di vista della mera classificazione, il gioco può essere definito un “deck building game” molto atipico. Non solo perché esaspera sia le caratteristiche positive e negative di questa meccanica (dinamicità e profondità contro ripetitività degli schemi base) ma la priva completamente del tipico “fattore fortuna”: nessun mazzo da mescolare ma organigrammi da creare a piacimento!

In questo modo viene persino snaturato il concetto di “combo”, tipico elemento tattico del deck building: tutto può fare combo con quasi tutto se solo avete le capacità di sfruttare al meglio le possibilità!

In altre recensioni di giochi simili proprio in questo punto avremmo scritto che è un “gioco adatto agli hard gamers”. Per Food Chain Magnate ci spingeremo oltre: è un gioco adatto a **POCHI E SELEZIONATI** hard gamers.

Serve un tavolo con grande padronanza della gestione delle eccezioni. Food Chain Magnate è un gioco enormemente macchinoso che sembra girare al meglio con 3 o 4 giocatori (anche in 2 non è male mentre per giocarlo in 5 è necessario conoscere bene il gioco).

Vedi scheda gioco su Big Cream

Il pricing si attesta sui valori elevati tipici dei wargame più che non dei boardgame generici. Ad acquistarlo, spenderete molto ma è altrettanto vero che il materiale è tanto e le ore di gioco necessario per capirlo, apprezzarlo e goderselo appieno sono un’enormità. Non sono tanti i gruppi che hanno voglia di dedicare al gioco un numero di sessioni di gioco decisamente elevato.

A noi il gioco è piaciuto parecchio ma, francamente, lo consigliamo soltanto a coloro che amano passare interi inverni sullo stesso gioco.

Se questo non vi spaventa, non esitate ad aprire la vostra catena di ristoranti!

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