SINTESI
Pro: I giochi della serie Conflict of Heroes sono una garanzia. Dinamici facili e divertenti. Il cambio di teatro delle operazioni non cambia le cose. Anzi! Materiali e cura dei dettagli al top di settore.
Contro: La modellazione non è proprio stringente. I fans delle simulazioni accurate continuano a muovere alla serie sempre gli stessi appunti. La curva di apprendimento è un po più ripida dei capitoli precedenti, non tanto per le regole ma perché sapersi muovere e combattere nella giungla è piuttosto complicato.
Consigliato a: Tutti i wargaemer o aspiranti tali. Ottimo come entry level, sfidante per gli esperti. I fans dei regolamenti più dettagliati hanno da tempo abbandonato la serie: non è questo il momento di ripensarci.
Realizzazione | |
Giocabilità | |
Divertimento | |
Longevità | |
Prezzo |
Idoneità al solitario:
bassa
Incidenza della fortuna:
sufficiente
Idoneità ai Neofiti:
buona
Autore:
U. & G.r Eickert, D. Halley
Grafica ed illustrazioni:
P. Germidis, S. Paschal
Anno:
2016
Conflict of Heroes: Guadalcanal è il quarto capitolo della serie “Conflict of Heroes” di cui, da anni, siamo scatenati “fans”. Siamo così lieti di premettere che, nonostante il cambio di teatro, la struttura portante delle regole è immutata.
Il primo capitolo (Awakening the Bear) lo abbiamo trattato in modo approfondito: in questa pagina trovate le davvero tante nostre fatiche sull’argomento. Se non conoscete già le meccaniche e dinamiche di gioco, vi consigliamo caldamente la lettura della recensione perché nel corso di queste righe daremo per scontate alcune informazioni in essa contenute.
Guadalcanal era annunciato da parecchio tempo ed ha avuto un lunghissimo periodo di gestazione. Eppure non siamo davanti alla classica montagna che partorisce un topolino: il lavoro di adattamento infatti è stato importante, anche se non ha modificato eccessivamente il meccanismo di base.
La grande dinamicità propria di questo sistema di gioco aveva finora trovato fertile terreno nei grandi spazi dell’Est Europeo ed il compito era quello di adattarlo alla claustrofobica giungla. Inoltre le peculiarità davvero uniche dell’esercito giapponese dovevano trovare risposte adeguate in termini di modellazione.
La fedeltà all’imperatore, al limite del fanatismo, fu spesso una spinta motivazionale per comportamenti davvero estremi che verso la fine della guerra culminarono, ad esempio, con i famosi Kamikaze. Più in generale, anche ai tempi di Guadalcanal, il senso dell’onore rese capace l’esercito del Sol Levante di atteggiamenti del tutto inusuali per gli altri eserciti coinvolti nel conflitto.
Per la legge del contrappasso è però necessario sottolineare di come il gioco è riuscito comunque ad avvantaggiarsi dal cambio di teatro. La fanteria infatti fu la vera protagonista delle furiose battaglie avvenute nelle tante isole del Pacifico, e i mezzi corazzati, seppur modellati astrattamente, hanno in effetti sempre complicato un po’ le regole in un sistema che fa della semplicità la propria forza.
Il gioco
Aprendo la scatola, i giocatori che già conoscono questo sistema ed hanno qualcuno dei titoli precedenti non possono non notare che le pedine (unità e danni) dedicate ai carri sono davvero molto poche.
Inoltre per determinare i danni subiti in Guadalcanal ci sono 3 diversi gruppi di pedine “Danno” (contro i 2 di Awakening the Bear) da inserire in altrettanti sacchetti:
- Fanteria americana (20 pedine danni);
- Fanteria giapponese (20);
- Mezzi corazzati (10).
Se l’insieme delle “pedine danno” americane rientra più o meno nella norma, quelle giapponesi si discostano da ogni set prodotto in precedenza.
Ogni scenario prevede infatti di aggiungere un determinato numero (fino a 4 cioè il 20% del totale!) di pedine “no hit” (nessun effetto) che possono vanificare lo strapotere di fuoco che di solito vanta l’americano.
Da notare anche la pedina “berserk”, che trasforma l’unità giapponese colpita in una sorte di super-eroe: miglior copertura al fuoco nemico e maggiore capacità di fuoco.
Per il resto il contenuto ed il prezzo della scatola risultano allineati con il resto della serie: anche in questo caso vengono forniti 12 scenari che ci insegnano nuove regole ad ogni nuovo firefight (“scenario”). Come già avvenuto per Awakening the bear, l’apposita pagina sul sito dell’editore comincia inoltre a popolarsi di contenuti ufficiali scaricabili gratuitamente.
In fatto di regolamento, l’unica vera importante differenza è l’introduzione, per il solo giapponese, dei “Bushido points” che rappresentano il complesso senso dell’onore e del dovere dell’esercito del Sol Levante cui abbiamo accennato in precedenza. I Bushido Points vengono guadagnati e/o persi secondo le indicazioni di ciascun scenario e possono essere spesi come “Command Action Point” aggiuntivi.
La soluzione è semplice ma molto efficace, soprattutto grazie al meccanismo con cui gli scenari alimentano i punti Bushido: qualche volta in proporzione alle unità nemiche uccise, altre volte riuscendo a tenere nascoste le unità nella giungla o persino grazie alle unità che effettuano con successo un “rally” dopo aver subito un danno. Inevitabilmente il giocatore giapponese dovrà adattare lo stile di gioco alle necessità e, di conseguenza, anche l’americano sarà costretto ad adattarsi al comportamento giapponese.
Le mappe di Guadalcanal riportano piccole ma chiare icone triangolari che indicano l’elevazione del terreno: era un miglioramento ergonomico richiesto da parecchi giocatori e finalmente eccolo realizzato. Sempre in tema di mappa, va segnalato l’unico piccolo difetto del gioco: è stata privilegiata la qualità grafica alla leggibilità.
Se da un lato i tanti nuovi terreni (giungla leggera, giungla fitta, erba alta…) sono davvero graficamente molto belli e realistici, qualche esagono ambiguamente ne riporta più di uno. A determinare la tipologia quindi è il centro dell’esagono (dove è sempre comunque presente un “puntino”). Insormontabili invece alcune difficoltà di lettura della griglia esagonata e dei codici identificativi di alcuni esagoni.
La buona qualità degli scenari (tipica di tutta la serie) + le pedine “danno” + i Bushido point = ed ecco che la “game experience” si trasforma e adatta la serie Conflict of Heroes alle isole del Pacifico!
La densa presenza di giungla e altri esagoni con buona copertura rende gli attacchi molto più difficili e pericolosi rispetto ai precedenti giochi della serie. Il movimento è generalmente molto lento o troppo prevedibile facilitando dunque le imboscate da parte di chi difende. Non demoralizzatevi se alle vostre prime partite vi accorgerete che chi attacca perde malamente lo scenario: per portare con successo un assalto alle postazioni nemiche bisogna imparare a sfruttare al meglio le peculiarità del proprio esercito.
L’americano può contare su una superiore logistica (in altre parole ha “command action point” in abbondanza) mentre il giapponese deve attenersi alle peculiarità dello scenario per recuperare preziosi Bushido point in modo da poter sfidare la sorte uscendo allo scoperto: ci saranno infatti concrete possibilità (“no hit” e “berserk”) di superare indenni la potenza di fuoco avversaria.
Anche le carte, sapientemente distribuite, spesso vengono assegnate prima degli scenari accentuando le differenze fra i 2 eserciti: se l’americano può spesso trovare la carta “call” per fare intervenire aviazione o artiglieria, il Giappone può confidare, ad esempio, su fastidiosi cecchini che colpiscono dal fitto della giungla senza essere visti.
Come già capitava nei precedenti giochi della serie, qualche carta entra un poco in conflitto con le regole generali, ma difficilmente si creano forti contrasti di interpretazione. Come spesso capita nei wargames, il buon senso dei giocatori è parte integrante della dotazione di gioco.
Bottom line
Cambiare molto (non tutto) senza cambiare niente: ecco la forza di Guadalcanal. Conflict of Heroes rimane una serie di facile apprendimento ma non è solo per principianti. La quantità di regole è limitata ma giocarlo bene è tutt’altro che semplice: così anche giocatori esperti (ma non troppo esigenti in termini di qualità della simulazione) possono trovare pane per i loro denti.
Da sottolineare l’eleganza delle soluzioni adottate. La conformazione degli scenari, delle pedine “danno” e delle carte ha evitato l’inserimento di interi paragrafi di regole e lunghe liste di eccezioni e modificatori. Conflict of Heroes: Guadalcanal conferma il trend della serie: non solo è molto originale ma anche molto moderno.
Chiudiamo con un auspicio: speriamo che Academy Games provveda presto a mettere a catalogo anche l’espansione per il gioco in solitario dedicata a Guadalcanal. La meccanica modificata già vista nella corrispondente espansione di “Awekening the bear” dovrebbe diventare molto più imprevedibile con così tanti esagoni difficili anche solo da attraversare.
Nonostante lo “sbarco” sulle isole del Pacifico, la serie Conflict of heroes non sembra dare ancora nessun segno di stanchezza!
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