SINTESI
Pro: Un filler ben confezionato che centra il target di riferimento. La semplicità generale e il giusto mix di tattica e fortuna ne fanno un buon introduttivo ai city building e, in minima parte, agli engine building.
Contro: L’alea si fa sentire. La dimensione delle carte può dare qualche problema.
Consigliato a: Neofiti, principalmente. Il gioco è comunque adatto a tutti.
Realizzazione | |
Giocabilità | |
Divertimento | |
Longevità | |
Prezzo |
Idoneità al solitario:
assente
Incidenza della fortuna:
buona
Idoneità ai Neofiti:
elevata
Autore:
Toshiki Sato, Airu Sato
Grafica ed illustrazioni:
Makoto Takami
Anno:
2021 (2022 per l’edizione italiana)
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Essere sindaco di una città non è affatto un compito semplice, e in Happy City bisognerà darsi da fare per costruire la miglior città del paese: certamente serviranno fondi per edificare negli spazi dedicati, ma soprattutto dovremo saper attirare nuovi abitanti e dare loro motivo di essere felici.
Oggi trattiamo di un city building competitivo rivolto a tutti, da 2 a 5 giocatori, con una durata indicativa di 30 minuti a partita e basato su un draft di carte da un mercato comune. L’età consigliata è 10+ e l’edizione italiana del gioco è a cura di Ghenos Games.
COME SI GIOCA A HAPPY CITY

Ogni carta presenta un costo in alto a sinistra, eventuali icone rendite in basso a sinistra e cuori/abitanti in basso a destra. Il colore sullo sfondo è importante per gli edifici speciali.
La preparazione del gioco prevede una semplice disposizione dei mazzi di carte degli edifici “base” in colonna al centro del tavolo: essi contengono le carte che comporranno il mercato dell’area centrale. A parte vengono disposti alcuni edifici speciali e le abitazioni in quantità dipendente dal numero di giocatori. Ogni partecipante riceve una carta Happy Market iniziale e due monete, e viene assegnata la carta primo giocatore al più felice.

Il mercato centrale. Dall’alto verso il basso le carte costano più monete ma forniscono più benefici.
Una partita ad Happy City dura un numero variabile di round e inizia sempre con una Fase Entrate dove ogni giocatore riceve un numero di monete pari alla quantità di simboli “entrate” sulla propria città. Dopodiché, a partire dal primo e procedendo in senso orario, il giocatore attivo esegue in ordine i passaggi della Fase Azioni:
- Può scartare un edificio dal mercato centrale nella pila degli scarti, coperta, del corrispondente mazzo.
- Deve ripristinare il mercato fino ad avere 3 edifici visibili, decidendo da quali mazzi pescare ogni singola carta.
- A questo punto deve scegliere tra l’acquisto di un edificio o abitazione, al costo in monete indicato sulla carta selezionata, e l’ottenimento di una moneta senza comprare nulla. Non è mai possibile avere due edifici con lo stesso nome nella propria città.
- Infine, se soddisfa i requisiti di un edificio speciale, il giocatore può aggiungerlo gratuitamente alla propria città, ricordando che può reclamarne soltanto uno per partita.
Una volta che tutti i giocatori hanno eseguito la propria fase azioni, il round termina e la carta “Primo Giocatore” viene passata a sinistra.
Si continua a giocare così fino alla fine del round in cui un partecipante ha completato la propria città con 10 carte (e nel conteggio viene considerato anche l’eventuale edificio speciale). Vince il giocatore con più punti, i quali si calcolano moltiplicando il numero di icone abitante per il numero di icone cuori presenti sulle carte in proprio possesso. In caso di pareggio, vince la città con più monete rimanenti.
MATERIALI ED ERGONOMIA
I componenti di Happy City sono ben fatti. A livello estetico il gioco attira i curiosi al tavolo, con un ottimo colpo d’occhio e delle illustrazioni molto graziose. Le monete in cartone sono davvero spessissime e le carte sono di buona qualità. Se dobbiamo trovare un difetto a questa scatola, essa contiene un inserto graficamente ineccepibile ma che non riesce ad ospitare le carte imbustate: in questo gioco, infatti, è molto importante non sapere ciò che popolerà il mercato di turno in turno, e quindi imbustare le carte per proteggerle da segni che le renderebbero riconoscibili è caldamente consigliato. Il regolamento è ben tradotto, non suscita particolari dubbi fin dalla prima lettura, ed è ricco di esempi come ci aspettiamo per questa tipologia di giochi.
A livello ergonomico ci sono delle ottime idee, come il retro di ogni mazzo che indica il range di costi e la distribuzione dei colori per gli edifici che contiene al suo interno. Ad ogni sfondo corrisponde sempre un’icona, in modo da essere sempre distinguibili anche da persone con problemi visivi. Happy City occupa poco spazio sul tavolo, anche in con 5 giocatori, per via delle dimensioni delle carte, più piccole rispetto al formato standard: questo non implica problemi di leggibilità (il sistema di icone è fatto molto bene) se non per le abilità degli edifici speciali, scritte forse con un carattere un po’ troppo ridotto.
UNA PIACEVOLE SORPRESA
Happy City è un filler ben congegnato: breve, divertente e con un buon spettro di decisioni da prendere durante la partita. Tutti gli edifici sono suddivisi nei 3 mazzi in base al loro costo e soltanto alcuni di essi saranno contemporaneamente disponibili per l’acquisto: le scelte del giocatore devono indirizzarsi sul bilanciamento tra le rendite, gli abitanti e i cuori. Un motore che consenta introiti crescenti è fondamentale per puntare gli edifici di “livello 3”, ma le monete da sole non fanno vincere la partita: i 10 spazi sembrano tanti ma, in realtà, costringono il giocatore a valutare più di una volta quanto spingere sulle rendite e quando passare all’acquisizione di punti vittoria, non potendo tralasciare una delle due icone. A questo si aggiungono anche alcuni edifici che danno un boost non indifferente, ma conferiscono penalità che paghiamo alla fine.
L’interazione che scaturisce dal ridotto set di regole è indiretta, ma leggermente più alta rispetto agli altri titoli con meccaniche e peso simile: è possibile ostacolare gli altri giocatori sia comprando prima le carte più appetibili per la loro città, sia rimuovendole o saturando il mercato con carte che non vogliono o non possono permettersi.

Selezione casuale di edifici speciali con i loro requisiti. Quelli rosa sono per la modalità base, mentre quelli rossi per la modalità “per esperti”. Come per le residenze, la corsa a queste carte si fa sentire, fin dalle prime battute.
Inoltre ci sono le residenze, sempre disponibili ma non in quantità sufficiente per tutti i giocatori. Esse inseriscono in Happy City una dinamica di corsa per potersele accaparrare: sono edifici disponibili fin da inizio partita (non c’è l’incidenza della fortuna su di essi), possono dare una grossa spinta al proprio punteggio ma bisogna intuire quando le ultime copie stanno per essere prese se non possiamo proprio lasciare che quel ghiotto edificio nel mercato finisca in mano avversaria.
Happy City scala abbastanza bene al variare del numero di giocatori: cambiano le quantità di residenze ed edifici speciali, mentre il mercato centrale rimane identico. Fate attenzione alla scelta dell’Happy Market iniziale quando siete in tanti, perché vi fornisce il primo colore su cui basare la vostra strategia.

Una città da 42 punti, contando una carta blu del giocatore accanto a noi.
UN BUON INTRODUTTIVO
Happy city è molto immediato e fruibile da qualsiasi tipologia di giocatore. Il concetto alla base del gioco è facilmente assimilabile: bisogna costruire una città che renda le persone felici, queste persone hanno bisogno di una dimora in cui vivere, e non bisogna dimenticare che nulla di tutto questo è possibile senza i soldi. Non bisogna sprecare spazio utile per i bonus con edifici a buon prezzo ma che sul lungo periodo diventano inutili.
La buona varietà di carte e la loro uscita casuale garantisce al titolo una discreta longevità. La componente aleatoria incide parecchio poiché il 90% delle azioni coinvolge la pesca di carte e gli avversari possono rovinare molti dei nostri piani con le loro scelte: in parole povere, se cercate il controllo totale a tutti i costi Happy City non fa al caso vostro. Nonostante il titolo prevalentemente tattico, una pianificazione sommaria è comunque realizzabile, soprattutto se puntiamo ad un range ristretto di edifici speciali.

Un altro aspetto che connette, almeno in parte, il tema alle meccaniche riguarda la scelta delle icone e il design estetico di ogni edificio.
Ci teniamo a precisare che parliamo sempre di un titolo molto leggero: per quanto un giocatore esperto possa imparare e memorizzare il contenuto dei mazzi per giocare la partita in modo più competitivo e strategico, riteniamo che Happy City possa essere sfruttato meglio se utilizzato per approcciare neofiti o giocatori occasionali. Come introduttivo, infatti, svolge un lavoro eccellente e può certamente fare da “ponte” verso giochi più complessi che rifiniscono e perfezionano meccaniche e dinamiche presenti durante la partita.
CONCLUSIONE
Happy City si è rivelato un titolo interessante nel suo genere. Lo abbiamo scoperto per caso sulla piattaforma Board Game Arena (cercando tutt’altra categoria di giochi) e ci aveva colpito fin da subito sia per la sua semplicità, sia per la possibilità di scompigliare a più riprese le manovre avversarie. Pur essendo un titolo studiato per un certo tipo di pubblico, abbiamo visto chiedere la rivincita anche a gruppi di giocatori esperti.
Sicuramente il gioco deve molto a Splendor, perché si collezionano carte deboli per arrivare a quelle che conferiscono punti maggiori, sempre con un mercato a 3 livelli. Happy City però riesce, grazie alle sue caratteristiche, a ritagliarsi uno spazio in una categoria di peso inferiore e quindi, secondo noi, ancora più adatta ad un neofita del gioco da tavolo.

La scatola del gioco.
Si ringrazia Ghenos Games per aver reso disponibile una copia di valutazione del gioco.
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