Tales of Evil in SINTESI
Pro: un salto negli anni ‘80, quando trovarsi con gli amici e fondare una banda per risolvere misteri era la massima aspirazione. La storia è coinvolgente e deve essere giocata in modo spensierato e coraggioso! Il Fusion System aiuta ancor di più ad unire gioco e realtà.
Contro: il regolamento non è chiarissimo e le regole talora si scoprono durante la partita, dove pian piano si apprendono informazioni che potevano essere utili anche in partenza.
Consigliato a: a un gruppo di amici che ha voglia di collaborare, ridere e vivere un’avventura insieme.
Realizzazione | |
Giocabilità | |
Divertimento | |
Longevità | |
Prezzo |
Idoneità al solitario:
buona
Incidenza della fortuna:
elevata
Idoneità ai Neofiti:
buona
Autore:
Antonio Ferrara
Grafica ed illustrazioni:
AA.VV.
Anno:
2020
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Tales of Evil in una citazione?
“Non dire questo! Non lo dire mai! I Goonies non dicono mai la parola morte” – (MIKEY WALSH – I Goonies)
Tales of Evil… ha la scatola che si illumina al buio! Qui mi rivolgo in prima persona ai nostalgici dicendo che, non so per quale associazione, forse il verde “glow in the dark”, ha subito portato alla nostra memoria il teschio di “Brivido” ❤️ !
Se questo non dovesse bastare a convincere molti “esteti” sulla particolarità di questo gioco di “narrazione”, addentriamoci un po’ nella storia evitando ogni forma di spoiler.
Tales of Evil è un gioco “investigativo” di narrazione, in Italia con Asmodee, che coinvolge fino a 6 intrepidi giocatori che, nei panni di una mini-banda di ragazzini (la Pizza & Investigation), si immergono in una missione molto più grande di loro: ritrovare un ragazzino scomparso nella città dove sono soliti trascorrere le vacanze estive, Crystal Country.
Nato da un idea di Antonio Ferrara, già autore di Last Friday e Last Friday: ritorno a Camp Apache, Tales of Evil introduce il Fusion System su una meccanica a bivi e capitoli come nei Libri Game.
Tales of Evil – Unboxing e setup
Della scatola fosforescente abbiamo parlato, ma vorremmo spendere qualche riga per dire che i materiali di Tales of Evil sono davvero tanti e di buona qualità (guardate qui sotto l’elenco riportato nel regolamento per farvi un’idea).
Questo implica un po’ di tempo per organizzare il setup del gioco (ma riporre il gioco con ordine potrebbe aiutare notevolmente a velocizzare il successivo inizio), che porta ogni giocatore ad avere di fronte a sé un suo personaggio con un numero di carte Status che dipende dalla difficoltà a cui volete giocare la partita (facile 4 carte Status – Difficile 2 carte).
Impilate le carte Status e in base alle icone disegnate sulla prima carta visibile, dotate il vostro personaggio con token Corpo (energia vitale), Mente e Spavento, 3 token Batteria e le 3 carte Azione del personaggio.
Il primo giocatore riceve inoltre il token Walkie Talkie che indica che in questo turno sarà lui a prendere le eventuali decisioni individuali, se richieste dal gioco. Le altre decisioni saranno da prendere come gruppo, così come le direzioni e gli spostamenti (regola numero uno in ogni film survival: mai separarsi!)
Si prende a questo punto la carta “Capitolo” che s’intende giocare e si seguono le istruzioni riportate in essa che porteranno, ad inizio avventura, a preparare la “mappa” di gioco e daranno tutte le indicazioni per poter cominciare/continuare l’investigazione.
Il regolamento (che a detta dell’autore è più una guida da consultare durante la partita visto che il concetto base di Tales of Evil è che deve essere vissuto e non “spiegato”) non è chiarissimo a prima lettura, ma poi giocando molti dubbi si dipanano, una volta che si leggono i capitoli del Libro delle Avventure.
Il gioco
Come dicevamo Tales of Evil è per lo più un gioco narrativo e quindi punta molto sulla storia e sul coinvolgimento portato al tavolo: la legge delle Balene gialle impedisce gli spoiler, quindi ragioniamo su quanto si può dire, sul sistema Fusion e sulle sensazioni che il gioco ci ha lasciato.
Partiamo dalle basi: l’avventura contenuta nella scatola si intitola “Il Mistero della Burattinaia Demoniaca” e alla prima partita sarete chiamati ad aprire il relativo libro e iniziare a leggerne l’introduzione, che vi porta ad immergervi da subito nella storia fornendo il contesto e iniziando a mettervi di fronte a delle scelte.
Proprio le scelte da prendere saranno una delle costanti che vi accompagnano durante tutti i capitoli di Tales of Evil; come dicevamo a inizio recensione infatti la meccanica di base è quella di un libro game: leggi un capitolo → esegui gli eventi indicati → scegli tra le opzioni che vengono proposte → queste rimandano alla lettura di un nuovo capitolo…
Come vedete, tutto molto semplice! Beh, non proprio, soprattutto all’inizio dell’avventura, dove i vostri personaggi saranno “armati” più di coraggio che di effettive armi e armature: ed è per questo che, soprattutto nel primo capitolo e un po’ anche nel secondo, ogni creatura o imprevisto che vi trovate ad affrontare potrebbe esservi anche fatale.
Capiamo quindi, parlando di fatalità, a cosa servono le carte Status che ad inizio partita forniscono una certa quantità di token Corpo e Mente e Spavento: molti eventi del gioco e i combattimenti stessi vi chiederanno di sottrarre questi token al vostro personaggio. Nel momento in cui vi viene richiesto di togliere ad esempio segnalini Corpo e li avete finiti, dovrete eliminare un token Spavento.
Terminati anche questi ultimi perdete i sensi per un attimo, la vostra carta Status attiva deve essere scartata e il giocatore riprende il numero di token Corpo, Mente e Spavento indicati sulla nuova carta visibile: questi saranno minori dei precedenti ma permetteranno di continuare l’avventura fino all’esaurimento dell’ultima carta Status.
A quel punto sarete fuori gioco fino al prossimo capitolo, la squadra dovrà cavarsela senza di voi!
In tutto questo l’alea la fa abbastanza da padrona, in quanto ogni azione e combattimento deve essere risolto con tante belle rollate di dadi: si mettano l’anima in pace quindi gli amanti del controllo, questo “american” va preso alla “Forrest Gump”… non sai mai quello che ti capita!
Cosa introduce quindi Tales of Evil di nuovo rispetto agli altri giochi di narrazione? Diremmo che uno degli aspetti più “innovativi” è il Fusion System: di tanto in tanto il gioco (attraverso il Libro degli Eventi) vi può chiedere di mischiare l’esperienza ludica con quella reale per poter ricevere qualche bonus.
Ma vediamo un esempio di pura fantasia per mostrare in pratica come funziona, senza fare spoiler alcuno: siete in una stanza con una porta chiusa e senza una chiave per aprirla: vi guardate attorno nel gioco e vedete un coltello dietro a un mobile. Potreste usarlo per forzare la serratura, ma se anche nella realtà riuscite, nel tempo limite di una clessidra, a recuperare un coltello e portarlo al tavolo, riuscirete ad aprirla o a farlo molto più facilmente: correte a recuperarlo!
Allo stesso modo quindi potrebbe venirvi chiesto di fare una telefonata o cercare un bicchiere d’acqua per spegnere un fuoco…
Nulla di obbligatorio, ma se volete immergervi totalmente in Tales of Evil il nostro consiglio è quello di farvi coinvolgere dalle sfide del Fusion System!
Conclusioni
La storia di Tales of Evil è sicuramente coinvolgente: strizza l’occhio agli anni ‘80, quando chiunque almeno una volta ha sognato di essere parte di una banda che potesse risolvere enigmi (chi di voi non ha adorato i Goonies o la più recente compagnia di Stranger Things?).
La storia cresce di capitolo in capitolo e superare i primi 2 è un bel successo, perché i vostri personaggi saranno ancora acerbi e con pochi oggetti.
Non neghiamo che all’inizio possa risultare un po’ frustrante temere di soccombere ad ogni scricchiolio che si sente: tenete duro e, come in tutte le storie che si rispettino, crescerete con il vostro personaggio.
Il tabellone è ampio e ben disegnato e si compone di volta in volta rendendo immersiva la storia.
Il Fusion System può essere croce e delizia: da un lato è un concetto che ci è piaciuto molto, quello di unire gioco e realtà, dall’altro ci eravamo fatti grandi aspettative e ci sarebbe piaciuto vederlo applicato più spesso e magari in modo più intensivo!
Dobbiamo in tutta trasparenza segnalare qualche errore qua e là di traduzione (e qualcuno di logica) e alcune domande che sono rimaste senza risposta mentre giocavamo a causa di un regolamento non troppo esaustivo (qui potete trovare delle FAQ dello stesso autore che potrebbero aiutarvi).
Detto ciò il consiglio che diamo è quello di prendere Tales of Evil proprio come i Goonies avrebbero affrontato l’avventura, godendosi le sensazioni, i momenti di ilarità, quelli di tensione, i dubbi e le gioie di essere “piccoli” e fare cose “grandi”…
Così facendo vi godrete al meglio il titolo che sarà pronto a regalarvi 5 o 6 serate di divertimento!
Ringraziamo Asmodee Italia per la review-copy usata per questa recensione.
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