Il 2025 verrà ricordato come un nuovo anno zero per quanto riguarda Play: eravamo abituati da molti anni a ritrovarci, insieme a schiere di appassionati, tra i padiglioni di Modena Fiere per quella che è diventata a tutti gli effetti la manifestazione ludica per eccellenza in Italia, per quanto riguarda giochi da tavolo e giochi di ruolo. Nelle ultime edizioni sono emerse diverse criticità che hanno richiesto un cambio di paradigma fin dalle fondamenta del festival stesso. Ecco perché Play 2025 riporta il tag “Evolution”: da quest’anno la fiera si sposta a Bologna, potendo così contare su una struttura già consolidata per quanto riguarda eventi di grandi dimensioni.
Play è stato progettato in 4 padiglioni principali:
- Il 20, centrale per il gioco da tavolo, con la stragrande maggioranza degli editori.
- Il 15, dedicato alle associazioni largamente rappresentate da Tana e Treemme, insieme allo spazio per i giochi scientifici e per quelli indipendenti.
- Il 18, rivolto principalmente al gioco di ruolo, al boardgame storico e al modellismo.
- il 19, pensato per i giochi di carte ed altre attività.
Sicuramente sono migliorati gli spazi, la raggiungibilità, i servizi interni e, soprattutto, le possibilità di gioco: siamo riusciti a giocare molto di più di quanto ci aspettassimo, nonostante fossero necessarie le prenotazioni per i giochi più “hot” e in anteprima. Quindi questo primo passo della nuova era di Play è certamente positivo, e l’aspetto forse più interessante è il margine di miglioramento che la fiera stessa ha e che ci fa ben sperare per le prossime edizioni.
Ma ora parliamo di giochi. D’altronde, siete qui per questo, no?
Compile
Dopo un primo giro perlustrativo, ci sediamo allo stand Pendragon per provare Compile. Da appassionato di 1vs1 di carte avevo grandi aspettative per questa piccola scatolina. Nei panni di IA che cercano di capire il mondo intorno a loro, dobbiamo compilare 3 protocolli di test prima del nostro avversario. La partita si svolge giocando una carta a testa nel classico meccanismo di “back and forth” finché, raggiunti i 10 punti su un protocollo, il giocatore di turno deve compilarlo, facendo scartare tutte le carte nella stessa colonna al nostro avversario. Inutile dire che le carte, oltre al valore, hanno gli effetti più disparati, ed ogni mazzetto derivante dai protocolli usati ha il suo “stile”. Se apprezzate i giochi di carte del calibro di Battle Line, Riftforce o Air Land and Sea, non dovete lasciarvelo scappare!
Shinjuku
Portato in Italia da Studio Supernova, Shinjuku è un gioco strategicamente accattivante che ci porta direttamente in Giappone alla scoperta delle sue linee ferroviarie e, soprattutto, delle sue botteghe. In Giappone ogni stazione ferroviaria possiede, e amministra, vari negozi. Il nostro scopo nel gioco è proprio quello di costruire negozi nelle stazioni e di farci arrivare il maggior numero di clienti, estendendo la rete ferroviaria che li collega. Il tutto si traduce in meccaniche di costruzione di reti, di pick-up and delivery e di set collection. I punti a fine partita, infatti, si otterranno in base ai set di clienti soddisfatti (e ottenuti) che saremo stati in grado di trasportare fino a un nostro negozio. L’esperienza di gioco nei primi turni risulta più stretta: a causa di una limitata opzione di scelte vista l’iniziale inesistenza di una rete funzionante. Col proseguire della partita, però, il gioco si “allarga”, le possibilità di scelta aumentano e si raggiunge un’esperienza strategica appagante. Shinjuku prevede anche diverse varianti per animare ulteriormente l’esperienza ludica e quella che ci è sembrata più interessante, almeno sulla carta, è l’inserimento del Kaiju: un mostro a piede libero per la città che spaventa i clienti facendoli scappare di quartiere in quartiere.
Light Speed Arena
Avevamo già provato questo titolo di Tablescope in versione prototipale ad una precedente edizione di Play, e questa volta abbiamo potuto toccare con mano la versione finale del gioco. Trattasi di un competitivo in tempo reale in cui dobbiamo piazzare una nave dal nostro mazzo ogni 10 secondi, cercando di orientarla correttamente per mirare agli avversari e agli obiettivi, oltre che evitare di sabotare noi stessi. Terminato il tempo è necessario l’utilizzo di un’app dedicata che, dopo una foto alla situazione finale del tavolo, eseguirà la risoluzione attivando le astronavi in ordine di iniziativa. Frenetico, velocissimo e adatto a tutti. Decisamente consigliato.
Tokyo Highway Rainbow City
Tambù Games porta in Italia questa nuova edizione di Tokyo Highway. Ci troviamo sempre a costruire l’autostrada più efficiente possibile in gioco di destrezza ed abilità, cercando di passare sotto o sopra i tratti edificati dai nostri avversari per poter terminare prima degli altri la nostra riserva di auto. Rainbow City rivede i materiali migliorando l’ergonomia del gioco : ora le auto sono in gomma dura, e sotto ogni segmento stradale è presente un piccolo pad sempre in gomma, che ne aumenta la stabilità. Le ulteriori novità sono diversi modellini scenici, che ostacolano sempre di più i piani dei giocatori, e nuove regole come una sfiziosa modalità a punti.
Dune: la guerra per Arrakis
Nonostante l’avessimo già recensito qui, si tratta di un titolo che chi vi scrive aveva fortemente intenzione di provare: la Guerra dell’Anello è uno dei miei giochi preferiti e un’operazione di snellimento su un’altra IP altrettanto forte ha decisamente destato il mio interesse fin dalla campagna Kickstarter. Confermo in toto quanto scritto nella recensione: la potenza militare degli Harkonnen è soverchiante, mentre gli Atreides devono riuscire a sabotare gli avversari colpendo nei punti giusti al momento giusto. Il feeling del predecessore si sente ma, eccezion fatta per la meccanica dei dadi azione, Dune ha un’anima propria e si distingue dalla Guerra dell’Anello non soltanto per l’ambientazione. Inoltre, è fresco vincitore del Goblin Magnifico 2025!
Monster Hunter
Da Cosmic Group proviamo questo gioco su licenza, implementato nella classica forma di un boss battler (con un cacciatore per giocatore che cooperano per abbattere un pericoloso mostro), ma con alcuni twist interessanti. La mappa ricorda quella a nodi di Dark Souls the Boardgame, sviluppato dalla stessa Steamforged di Monster Hunter, e permette lo sfruttamento degli archi del mostro a seconda della sua posizione ed orientamento. La partita si svolge in turni alternati tra mostro e cacciatori, ed ogni carta del mostro indica quante carte gli eroi possono giocare nel loro turno. I cacciatori giocano carte sulla loro barra della stamina cercando di eseguire le combo più letali possibili, ma tenendo conto che gli slot sono 5 e si può scartare solo una carta per turno tra quelle giocate. Siamo stati stupiti dalla rapidità della partita, dal controllo sulle proprie azioni e capacità di danno e di quanto il tema sia connesso alle meccaniche, anche in riferimento al materiale originale.
Dance of Muses
Nel padiglione 19 era presente Space Otter e, sfruttando la presenza dell’autore, abbiamo giocato Dance of Muses in 2 e in 3 giocatori. Ogni partecipante riceve un certo numero di tessere musa, che, quando calate, ricevono un dado del colore del giocatore posizionato sull’uno. Nel proprio turno, un giocatore fa danzare una musa, spostandola ortogonalmente ed attivandone il potere speciale, facendo salire di un punto il proprio dado e quello delle muse coinvolte nel movimento. Non appena un dado arriva a 6 finisce la partita e i giocatori ottengono punti in base a quanti set vincono (ogni set raggruppa un dado per giocatore partendo dai valori più alti). Ogni musa che ha prestampato un numero di soli uguale al valore del proprio dado a fine partita, converte quel dado in un 6 prima del calcolo finale. Un titolo ben confezionato, originale e che ha diversi livelli di pensiero nonostante la piccola scatola.
Flesh and Blood
Sempre tra gli stand dei giochi di carte, ci fermiamo a provare Flesh and Blood, titolo nuovo per noi ma che ha già qualche anno sulle spalle. Flesh and Blood rientra nei card game competitivi 1vs1 ma si distacca dai predecessori proponendo una formula differente: ogni mazzo è associato ad un personaggio ed ogni carta contiene le azioni di attacco che quel personaggio cercherà di attuare contro il proprio avversario. Con alcuni twist per il ricircolo del mazzo, la possibilità di riservare una carta per il turno successivo ed il fatto che le carte con cui attacchiamo costituiscono anche gli strumenti per difenderci, siamo rimasti notevolmente impressionati dalle scelte sofferte che ogni turno della partita pone ai giocatori.
e-Mission
Allo stand Ghenos proviamo eMission, un titolo coop sulla mobilitazione collettiva delle grandi potenze mondiali nei confronti del cambiamento climatico. Tramite un interessante sistema di costruzione del tableau che potenzia le nostre azioni in maniera incrementale, bisogna collettivamente resistere alle crisi, evitare l’innalzamento eccessivo della temperatura e assorbire più anidride carbonica possibile in modo da raggiungere il drowdown. Titolo dai materiali pregevoli, con un’asimmetria iniziale che porta inevitabilmente alla specializzazione delle fazioni e che richiede una collaborazione serrata per evitare la sconfitta. Una tematica mai così attuale come in questo periodo storico che non risulta minimamente appiccicata, dato che tanto la struttura meccanica quanto ogni singola carta sono state tematizzate con un lavoro eccellente. Esistono inoltre vari livelli di difficoltà una volta vinta la prima partita. Un cooperativo moderno dunque, in tutto. Da tenere in considerazione!
Blades for Hire
Da Ludus Magnus Studio abbiamo la possibilità di provare questa anteprima che verrà lanciata su piattaforma crowdfunding nel corso del 2025. Ci troviamo sempre nell’universo di Nova Aetas, ed ogni giocatore interpreta una banda all’interno di una più grande compagnia. Il titolo è un german basato sul piazzamento lavoratori con esecuzione delle azioni al termine di tutti i piazzamenti. Le azioni consentono di raccogliere risorse, ottenere mercenari ed equipaggiamenti, ma facendo attenzione a non appesantire troppo il nostro carretto. L’elemento di spicco è un’anima narrativa che porta i nostri avventurieri a decidere se essere rinomati per gloria o per supremazia. La cornice di tutto il gioco è un libro delle avventure che richiede una risoluzione al verificarsi di certe condizioni, e i giocatori stessi possono decidere come modificare la reputazione della compagnia per i loro scopi. Un titolo dalla grafica ancora work in progress, ma con meccaniche ben amalgamate e con una buona interazione che tiene incollati al tavolo.
23 pugnalate
Sempre da Studio Supernova proviamo questo titolo che fa riferimento alle pugnalate che coinvolsero Giulio Cesare. Si tratta di un party game basato su un -per quanto semplicissimo- piazzamento lavoratore, e in cui si vota spesso e volentieri, con due fazioni mutevoli ma un solo vincitore finale: sembra dare il meglio di sé dai 5 giocatori in su, aggiungendo imprevedibilità e interazione al tavolo. I colpi bassi non mancano e anche l’amicizia più solida può vacillare: intrigante.
Viking See-Saw
Allo stando Tambù, un amico ha recuperato una delle scatole della serie “Funbrick” dell’editore giapponese Itten, che la stessa Tambù porterà in italiano nel corso dell’anno. Questo titolo, il cui autore è Reiner Knizia, ci vede interpretare dei vichinghi che vogliono riempire la nave con i loro beni personali. Equilibrio e destrezza sono le chiavi per vincere a Viking See Saw, perché il nostro bottino contiene oggetti di varie forme e pesi e dovremo evitare di ribaltare la nave con il nostro piazzamento o di far cascare in mare i beni piazzati in precedenza, dato che finiranno tutti nella nostra riserva. Solo chi riuscirà a terminare la propria riserva sarà il vincitore. Esilarante come pochi, questo titolo si presta benissimo per partite consecutive e, grazie al suo ottimo colpo d’occhio, è ottimo per avvicinare neofiti curiosi.
King of Tokyo Duel
Uscito in anteprima allo scorso Lucca Comics and Games, proviamo da Mancalamaro questa edizione per due giocatori del celebre King of Tokyo. Per aumentare l’interazione, che in due giocatori scricchiolava un po’ nel titolo originale, è stata introdotta una mappa con un doppio tracciato basato sul tiro alla fune. La vittoria, oltre che per KO, si ottiene tirando al massimo su uno dei due tracciati, o avendo entrambi i segnalini dalla nostra parte. Richard Garfield stupisce ancora reinventando quello che oramai è un classico, modificando i dadi e aggiungendo un’abilità speciale ad ogni mostro presente nella scatola. La distruzione di Tokyo è, nuovamente, servita!
Cyclades: Edizione Leggendaria
Da MS edizioni proviamo questa nuova iterazione del classico Matagot uscito diversi anni fa. Il sistema di gioco è rimasto quasi invariato, ma l’ossatura generale ci è risultata snellita e improntata ad aumentare ulteriormente un’interazione tra i giocatori già molto accesa. Tra i principali cambiamenti abbiamo riscontrato una modifica ai tracciati delle aste per le divinità, la mappa modulare, e il fatto di dover costruire tre metropoli invece che due. Ciò che non ci aspettavamo è che, tra standee di eroi/mostri e meeple per le unità, non si sente la necessità di tonnellate di miniature tipiche dei titoli sul controllo del territorio. Un gran lavoro di riedizione, forse un po’ troppo carico nei colori del tabellone, che da 4 partecipanti a salire garantisce 90 minuti di fuoco al tavolo.
Runar
Nuovamente in casa Ludus proviamo Runar, gioco uscito da una fortunata campagna Kickstarter e in consegna nei prossimi mesi. Interpretiamo clan vichinghi che devono combattere in un’arena per il controllo di preziose gemme. Ogni turno giocheremo una carta che determinerà l’eroe da attivare e che fornirà preziosi cubi azione direttamente all’eroe e nella riserva personale del giocatore. Questi cubetti consentono le azioni di movimento, attacco, difesa, raccolta… e non c’è limite al numero di azioni che un eroe può compiere finché abbiamo cubetti da spendere (anche se spesso e volentieri conviene bilanciarli tra i vari personaggi). Runar è il primo esperimento di miniature con wash della Ludus, e il colpo d’occhio è davvero notevole. Il titolo ha una durata contenuta, riserva botte da orbi in piena linea com l’ambientazione e presenza anche diversi mostri che non abbiamo potuto provare nella demo, ma che promettono di scompigliare parecchio le carte in tavola.
Barrage: Fiume giallo
Insieme all’autore Tommaso Battista abbiamo provato il prototipo avanzato dei prossimi contenuti di Barrage: la mappa del Fiume Giallo e la fazione cinese. La mappa introduce la possibilità di interagire con l’ambiente dove abbiamo già costruito una nostra struttura (per deviare per esempio un fiume), mentre la nuova fazione è in grado di rendere più appetibili le condotte e può costruire le centrali nell’ordine che preferisce, ognuna con il suo potere speciale. Sicuramente sono aggiunte interessanti che chiudono il cerchio per quello che è stato uno dei maggiori successi italiani degli ultimi anni.
Defenders of the Wild
Ambientazione eco-pucciosa accompagnata da materiali e grafica altrettanto piacevoli, ma… vietato farsi ingannare dall’apparenza! Si deve cooperare in modo stretto ed efficace, ma è difficile capire a quale minaccia dare la priorità, perché i pericoli arrivano in ogni momento e da ogni parte. Inoltre le carte apparentemente più efficaci si traducono in un numero minore di azioni, quindi sembra spesso di vuotare il mare con un cucchiaino. Piacevolmente sfidante.
Sulle orme di Darwin
Vagando per le “acque” del Play siamo incappati nella Beagle che ci ha portato a provare una delle ultime localizzazioni Mancalamaro. Sulle orme di Darwin è un gioco molto semplice ma dall’esperienza ludica appagante. Nelle vesti di Darwin ci ritroviamo a studiare le varie specie di animali collezionandole sulla nostra plancia. Oltre ai punteggi fissi sugli animali, grazie a dei moltiplicatori ottenibili durante la partita, potremo guadagnare punti per set di animali, o per alcune delle loro caratteristiche. Il titolo prevede turni veloci ed intuitivi, rendendo questo gioco sicuramente un ottimo introduttivo e adatto anche a un pubblico più giovane.
Don Quixote: The Ingenious Hidalgo
Llamascape Games ci ha invitato per una partita a questo gioco, un party game dove ad ogni round viene proposta un’avventura ispirata agli avvenimenti del romanzo Don Quixote: tutti i giocatori dovranno votare, tramite una carta giocata dalla mano, se vogliono sostenere l’avventura o meno, per far avanzare un segnalino piuttosto che un altro sulla plancia generale… La posizione di questi segnalini a fine partita determinerà il moltiplicatore per le varie carte giocate. In aggiunta a questi punti ogni giocatore ha anche un obiettivo segreto che gli garantisce punti ulteriori in base alle condizioni finali del tavolo. Don Quixote ci è sembrato un bel gioco, con una buona interazione e in grado di intrattenere il gruppo di gioco. L’ambientazione non l’abbiamo percepita tantissimo… e per un titolo ispirato a un romanzo ci saremmo aspettati un maggior coinvolgimento da questo punto di vista. Noi abbiamo provato Don Quixote: The Ingenious Hidalgo in 6 giocatori e riteniamo che sia un gioco che, per sua natura, dia il meglio di sé proprio in 6 o al massimo in 5 giocatori.
Multitavolo Helluva Town
Domenica mattina si è respirata aria di cartoon anni ‘40 e folli scene da Looney Tunes nella oneshot multitavolo gestita da WeRole dedicata all’ultima fatica editoriale di Acheron Books. Helluva Town è un nuovo gioco di ruolo narrativo creato da Samuel Marolla, Nicolas Crudo e Enrico Fortunato Corno e con le illustrazioni di Shawn Dickinson in cui i giocatori impersonano strani e lunatici Toons alle prese con la città che non cessa mai di esplodere: Helluva Town. Tra improbabili conigli con motoseghe svizzere, diavolesse provocanti e caffettiere parlanti, più di 10 tavoli hanno assaporato la follia del titolo in un’avventura scritta dagli animatori di WeRole ambientata nei malfamati quartieri di Helluva Town.
Aeterna
Da MS Edizioni proviamo Aeterna, il risultato della collaborazione tra Martin Wallace, Ergo Ludo e, appunto MS. Ci troviamo nell’antica Roma tra repubblica e impero e, nei panni di una famiglia influente, dobbiamo ottenere il maggior prestigio possibile nel corso di 3 ere. In un mix tra draft di carte e piazzamento lavoratori, bisogna ottenere le maggioranze sui 7 colli per una maggior remunerazione in punti, ma i colli troppo frequentati susciteranno l’ira della popolazione e verranno progressivamente distrutti. Un peso medio altamente interattivo, elegante nella struttura e molto dinamico nello svolgimento, che ha convinto tutti alla prova su strada.
World Order
Nell’area crowdfunding proviamo questo seguito spirituale di Hegemony, che ha concluso da poco la sua campagna e che ora i finanziatori aspettano con trepidante attesa. Dagli stessi autori di Hegemony, World Order sposta il focus sul globo e sui rapporti tra Europa, USA, Russia e Cina del 2010. Con una selezione azioni effettuata tramite carte, ogni potenza svolgerà 4 azioni per round, utilizzando le rimanenti carte come risorse nella fase di deckbuilding. Gestione dei rapporti commerciali, alleanze, investimenti, produzione di potenza militare, influenza e la maggioranza di punti che si verifica ogni 3 round (quasi come in El Grande), per la quale bisogna lavorare di fino. Un titolo corposo per esperti, ma con una certa eleganza di fondo. Noi riteniamo che sia più accessibile di Hegemony e attendiamo la versione finale che uscirà in Italia grazie a Ghenos Games.
Echoes of time
Quasi verso la fine della fiera riusciamo a trovare posto da Cranio Creations per provare questa anteprima a firma di Simone Luciani. L’autore stesso ci ha spiegato il gioco in pochi minuti ed abbiamo potuto testare il gioco per diversi turni. Echoes of Time è un tableau builder in cui le carte hanno un doppio costo: uno in carte da scartare e uno in tempo, il secondo dei quali corrisponde allo slot della nostra plancia in cui la carta verrà posizionata in attesa di entrare in gioco. Ogni giocatore ha due punti azioni a turno per giocare o pescare carte, far scorrere le carte sulla plancia del tempo, e mirare a luoghi di potere (4 sorgenti al centro del tavolo che, se fortificate, danno un considerevole ammontare di punti a fine partita, oltre che effetti passivi durante il gioco). Ispirato in maniera non troppo velata a Race for the Galaxy. Il titolo ci ha piacevolmente impressionato e non vediamo l’ora di provare il prodotto finale.
Altay
Nella MS Lounge proviamo Altay, un titolo che combina civilizzazione e deckbuilding per un peso medio leggero. Ogni turno dobbiamo gestire la nostra mano di carte per edificare, conquistare, migliorare il nostro mazzo e sviluppare nuove tecnologie. Da tenere a mente il fatto che non ci siano molto sistemi per assottigliare il mazzo, quindi le carte che aggiungiamo devono essere scelte in maniera molto oculata. Le regole sono semplici e la partita scorre molto velocemente, tanto che Altay si candida ad essere un buon introduttivo al genere. A gusto personale l’abbiamo soltanto trovato poco interattivo rispetto alle aspettative iniziali. Il comparto grafico e la presentazione al tavolo sono i suoi punti di forza, mentre il tema purtroppo si percepisce molto poco.
Rival Cities
A pochi minuti dalla chiusura della fiera riusciamo a provare qualche turno a Rival Cities, giusto per farci un’idea del gioco. La plancia comune è un enorme rondella che coniuga 4 minigiochi differenti a cui corrispondono altrettante condizioni di vittoria: un tiro alla fune che fornisce diverse risorse, il controllo di più carte nave rispetto all’avversario, la risoluzione di processi a nostro favore e l’acquisizione di carte alleanza. Ogni azione della rondella consente di ottenere risorse o di interagire con questi 4 aspetti. Il gioco ci incuriosiva per via dell’autore, Andreas Steding, e siamo rimasti abbastanza soddisfatti da quello che abbiamo provato.
Conclusione
Cambia la location, ma non cambia lo spirito del festival: Play rimane la manifestazione più importante dell’anno per gli appassionati di questo hobby, sicuramente per scoprire la novità degli editori e magari appassionarsi a qualche genere impensabile prima della fiera, ma soprattutto per l’atmosfera che si respira. Sedersi al tavolo con dei perfetti sconosciuti, conoscersi un po’ attraverso il gioco, discutere di quanto provato insieme e ritrovarsi magari a delle dimostrazioni successive. Play consente di rivedere quegli amici sparsi un po’ in tutta Italia, ci fa incontrare volontari che dimostrano con il sorriso da mattina a sera e ci ricorda quanto il gioco sia in grado di aggregare le persone, indipendentemente da chi esse siano.
Che dire dunque se non Arrivederci al 2026!
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