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Dice Forge è uno dei giochi da tavolo che più hanno fatto parlare di sé in questa estate. Chi di voi ha almeno una volta nella vita avuto la possibilità di avvicinarsi al mondo dei Giochi di Ruolo, sa quale piacere si prova nel trovarsi a impersonare un eroe e vederlo evolvere (tecnicamente parlando “salire di livello”). Ecco, Dice Forge prova a strizzare l’occhio a questo sentimento, delegando l’effetto di “crescita” al potenziamento delle facce dei… dadi.
Non possiamo infatti dire che il titolo che la Libellud (Asterion per l’Italia) ha scelto non sia pertinente: in Dice Forge effettivamente vi troverete a forgiare, ampliare e potenziare i vostri 2 dadi in un’escalation di lanci, che alla fine porteranno gli dei annoiati ad eleggere uno dei coraggiosi giocatori (da 2 a 4) allo stato di “semidio” delle Isole Celesti.
Unboxing
Una pietra preziosa, incastonata in quello che sembra un blocco di pietra. L’immagine stampata sulla scatola, essenziale e d’impatto, è di quelle che attirano l’attenzione. In questo caso, l’abito fa il monaco: aprirla non delude e subito ci ammaliano tutti gli scompartimenti studiati ad hoc all’interno della scatola che ci permettono di stivare in perfetto ordine ogni singolo componente, una volta defustellato e montato.
Sì, montato, perchè gli 8 dadi presenti andranno preparati nella loro versione base, pronti poi a porgere le loro guance, ops, facce, per essere forgiati (trasformati) dai nostri eroi.
La scatola inoltre non resterà in disparte durante le vostre avventure ma, una volta dotata della plancia fustellata che ospiterà tutte le facce potenziate dei dadi, si trasformerà nel luogo dove visitare “il tempio” e “il giardino” , due luoghi che gli eroi frequenteranno per fare i loro voti agli dei ottenendo in cambio “favori” di cui presto vi parleremo.
Veniamo alle plance giocatore, anch’esse fustellate e pronte ad ospitare i cubetti traslucenti (5 per ogni giocatore, di 4 colori differenti): ognuna di esse rappresenta un eroe differente, mostrano i nostri progressi in risorse e ci serviranno anche per tenere traccia dei punti vittoria.
Si parla di “forgiare” in ogni ambito di Dice Forge, quindi anche il tabellone centrale non poteva che essere fustellato, presentando sul suo perimetro le nicchie per ospitare le carte “Impresa Eroica”: sono 96 in totale, divise tra base e avanzate, da usare in modo alternato per offrire maggior varietà alle vostre partite.
Il layout delle carte, abilmente disegnate, è pensato per formare un unico ambiente con il tabellone stesso, offrendo un’esperienza visiva veramente appagante. Piccola nota: se imbustiamo le carte purtroppo non si adatteranno più in modo preciso agli spazi a loro dedicati creando qualche problema di stivaggio durante la partita.
A voi l’antico e amletico dilemma: “imbusto o non imbusto?”… Il nostro parere è che (imbustatori incalliti flagellateci!), siccome le carte non devono mai essere mescolate, potrete anche mantenerle come mamma Libellud le ha fatte. Inoltre sono leggermente plastificate, quindi non facilmente usurabili al tatto.
Completano la dotazione segnalini vari che, come tutte le plance e i tabelloni, sono di cartoncino spesso e resistente; solo le plance giocatore, non sappiamo per quale motivo, si sono imbarcate leggermente fin da subito pur essendo di spessore non indifferente.
Diciamo quindi che la presentazione appaga vista e tatto, stimolando il gusto di iniziare al più presto la partita.
Setup
Chi ha concepito la scatola di Dice Forge ha pensato proprio a tutto: la sua ergonomia è stata studiata non solo per essere un contenitore molto ordinato, ma anche per velocizzare il setup che non è lungo, ma nemmeno “plug & play”. Avere tutti i pezzi ordinati (e soprattutto riordinarli a fine partita, importantissimo!) vi aiuterà ad essere pronti a iniziare una partita nel giro di qualche minuto.
In pillole:
- aprire il tabellone;
- scegliere e piazzare le Carte Impresa Eroica;
- preparare tempio e giardini dotandoli di tutte le 60 nuove facce dado acquistabili durante la partita;
- prendere plance e cubetti per ogni giocatore e posizionarli nelle caselle di partenza;
- mettere nella piazza centrale il meeple del proprio eroe (sarebbe stato bello un meeple “personalizzato” invece del solito “birillo”, pazienza);
- prendere 2 dadi iniziali per giocatore (uno chiaro e uno scuro).
Il gioco
I dadi li userete davvero tanto, ve lo assicuriamo: prendendo ad esempio come riferimento una partita a 4 giocatori, vi troverete a lanciare i dadi non solo durante il vostro turno, ma anche nella fase iniziale del turno di ogni altro giocatore: in questo modo i vostri fidati dadi saranno fatti “rollare” sul tavolo almeno 36 volte nel corso di una partita (in 4 giocatori, ad esempio, ci sono 9 turni di gioco prima della fine, in cui lancerete i vostri dadi ad ogni inizio turno).
A questo punto, la domanda potrebbe sorgervi spontanea: ci troviamo di fronte al solito gioco che si riduce ad un continuo lancio di dadi, relegando l’esito alla sola fortuna?
No. Cioè, in parte, ma il vero twist del gioco sta qui: ogni faccia dei 2 dadi, può essere sostituita ad ogni turno con una più potente e efficiente.
Così facendo ad ogni tiro ci si troverà a lanciare i dadi da poco potenziati, tentando di recuperare sempre più risorse:
- pepite d’oro, per acquistare nuove facce dado facendo la propria offerta agli dei;
- frammenti lunari e solari, per riuscire a portare a termine le Imprese che frutteranno carte con bonus immediati, aiuti permanenti e punti vittoria;
- punti vittoria, per essere il prescelto a fine partita.
Per quanto riguarda la meccanica, fino ad ora ci siamo dovuti scervellare con il “deck” building (Dominion, Trains, …), il “bag” building (Clank, Orleans…), oltre al card crafting (Mystic Vale), ma la possibilità di potenziare ogni faccia del nostro dado, fino ad ora, ce l’aveva offerta soltanto Rattlebones (2014). Questo gioco non raggiunse mai livelli di grande notorietà, ma stavolta a fare la differenza sono l’autore Régis Bonnesée (Seasons) e l’editore, Libelund, uno dei principali attori europei.
Non fatevi spaventare dall’autorevole firma, Dice Forge è un gioco semplice ed immediato che ci mette ad ogni turno di fronte ad una scelta:
- partire – si fa per dire – per un’Impresa Eroica, prendendo una carta, e spendendo in cambio frammenti solari, lunari o un mix dei 2;
- fare un’offerta agli dei, donando loro le pepite d’oro certosinamente accantonate nei turni precedenti e ottenendo da loro in cambio l’abilità di forgiare una o più nuove facce per i nostri 2 dadi.
Poi, se vi saranno rimasti 2 frammenti solari, potrete svolgere un’azione supplementare per aumentare le vostre risorse o guadagnare nuove carte.
Prima però, inizierete sempre tirando i 2 dadi (azione che farete ad ogni inizio turno, anche quello degli altri giocatori, accumulando le risorse che (a questo punto sì che interviene lei) la dea bendata ha deciso di donarvi e andando a segnarle sui 4 tracciati della vostra plancia giocatore.
Semplice no? Tiriamo i dadi, guadagniamo risorse, potenziamo i dadi o compriamo una carta.
La parte interessante sta in quella piccola frase “potenziamo i dadi” che vi porterà a ragionare su qualcosa non così facile da affrontare ed estremamente nuova.
Ci sono due macro differenze tra il deck/bag building precedentemente citati e le dinamiche generate da Dice Forge:
- lanciare i dadi corrisponde un po’ a rimettere ogni turno le carte scartate nel mazzo, rimescolare e pescare: dimenticate perciò calcoli sulla numerosità o sul computo delle uscite, a differenza di un classico “mazzo”, con i vostri dadi il fattore aleatorio non vi permetterà di avere strategie certe;
- qui i dadi sono 2 e le facce quindi 12. Quando vorrete la tredicesima, ne dovrete eliminare una preesistente. Se vorrete la faccia del dado che vi potrà permettere di guadagnare 2 frammenti lunari, dovrete magari rinunciare a quello da 1 pepita d’oro… ma dopo un po’, per prendere quello da 4 pepite, magari dovrete rinunciare a malincuore a quello che vi dava 2 frammenti lunari.
Veniamo finalmente alla forgiatura vera e propria: la parte del tabellone dedicata al tempio degli dei, vi metterà a disposizione facce per i vostri dadi che vi potranno fornire risorse (3 pepite, 4 pepite, 2 frammenti lunari, 2 solari, una risorsa a scelta, 3 risorse differenti…). Ogni tipologia richiederà la spesa di un certo numero di pepite d’oro chiaramente indicata al suo fianco.
Nel giardino degli dei, troverete invece i vari “potenziatori”, acquistabili solo dopo aver compiuto determinate Imprese Eroiche. Questi vi permetteranno di triplicare il valore del secondo dado lanciato, o di copiare un dado avversario (un ottimo modo per ottenere risorse che non sono uscite in quel turno o che magari non siete ancora riusciti a forgiare tra le facce dei vostri dadi).
Più ci si pensa e più viene voglia di provare una nuove strategie: un dado solo di risorse e dall’altro moltiplicatori? Risorse ovunque? Oro da una parte o frammenti dall’altra?
E sapete qual è il fatto più divertente? Che magari in un’intera partita quella tanto agognata “faccia” guadagnata offrendo agli dei anche l’ipoteca sulla vostra casa, non uscirà nemmeno. Ma siccome siete tipi tosti, non vi resta che tornare dagli Dei e comprare un’altra “faccia” dello stesso tipo per aumentare così le possibilità che esca.
Meglio non pensarci allora, e partire per un’Impresa!
Ecco, questa parte, come accennato in precedenza, non è che permetta una grande immedesimazione nei nostri eroi: non aspettatevi la folla che vi saluta alla partenza e vi attende per coprirvi di gloria al ritorno; semplicemente se avrete accumulato abbastanza frammenti (lunari o solari), potrete scegliere di acquistare una delle 12 tipologie di carte a costo crescente, che compongono il tabellone ad ogni partita.
Le carte vi daranno benefici di tipo differente: immediati (da sfruttare appena guadagnata la carta), permanenti (validi durante tutta la partita, ma soggette a determinate condizioni a seconda della carta eroe presa) o attivabili all’inizio di ogni vostro turno.
Per concludere la panoramica sulle carte, come già accennato in precedenza, nella scatola ne troverete 2 tipologie per ogni “slot” del tabellone: una base (la riconoscerete da un pallino azzurro in un angolo sul retro) e l’altra “avanzata”. Dopo la prima partita con quelle base, sentirete sicuramente il bisogno di utilizzare quelle avanzate, o almeno un mix delle due tipologie per poter innescare più combo tra facce di dado e carte o aumentare l’interazione tra giocatori.
Il tabellone centrale infine, non ha la sola funzione di ospitare le carte: quando sceglierete l’Impresa da compiere infatti, dovrete spostare il vostro segnalino di fronte al luogo relativo alla carta prescelta.
Questo farà sì che, se dopo di voi qualcun altro vorrà prendere la stessa carta prima che voi abbiate lasciato libero lo slot, vi rimanderà nella piazza centrale, regalandovi per il disturbo la possibilità di rilanciare immediatamente la vostra coppia di dadi e rifornirvi quindi con le relative risorse uscite!
Con questo trick, già apprezzato ad esempio in The Gallerist di Vital Lacerda, e col fatto che all’inizio all’inizio del turno di ogni giocatore tutti devono tirare i propri dadi, i tempi morti si riducono quasi a zero rendendo la durata del gioco (già contenuta di per sé), un susseguirsi di azioni poco incline alla paralisi d’analisi.
Conclusioni
Preparatevi ad inserire il dice building (sarà forse più opportuno chiamarlo dice forging?) nel vostro curriculum di esperienze ludiche: il sistema ha grandi potenzialità e probabilmente siamo alle prese con la nascita di una meccanica piuttosto popolare.
In Dice Forge è declinata in modo molto leggero: la difficoltà del gioco non è certo elevata, tant’è che il nostro consiglio è di prenderlo con spensieratezza, concentrandosi sull’ottimizzazione delle 12 facce che la sorte ci offre (o ci nega!).
La profondità di gioco risiede proprio nel cercare di scegliere al meglio ogni singola faccia dei vostri dadi, per poter aumentare le possibilità di recuperare risorse utili a prendere le carte migliori e influenzare così l’esito finale.
Gli eroi amano divertirsi con un gruppo numeroso di pretendenti: la configurazione al tavolo che ci sentiamo di consigliare, è quella da 4 giocatori, in modo da aumentare la possibilità di incontri sul tabellone, nonostante Dice Forge scali bene anche in 3.
Qualche dubbio sulla longevità di Dice Forge comunque ci rimane: le carte tra cui scegliere non offrono molta varietà e inoltre un paio di loro sembrano essere quasi un “acquisto obbligato” per cercare di non cedere troppo terreno agli avversari. A lungo andare si potrebbe rischiare di trovarsi a ripetere le stesse azioni, sempre che il dado ce lo permetta!
Partendo dall’esempio di Seasons però, è facile aspettarsi presto qualche espansione: la scatola sembra già forgiata appositamente anche per quelle ma ..Stay tuned!!
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