Pro: impegnativo come un eurogame, ambientato come un ameritrash; grafiche e materiali esteticamente molto belli; estremamente vario strategicamente, vanta un’elevata interazione tra i giocatori ed è rigiocabile pressoché all’infinito.
Contro: in alcune fasi, l’alea può avere un discreto peso, poco consono a un gioco di questa complessità; l’ambientazione risulta così forte da imporsi su ergonomia e giocabilità; le prime partite sono piuttosto lunghe e le piccole parti narrative possono non piacere a tutti.
Consigliato a: giocatori mediamente esperti, appassionati di cinema – specialmente di quello americano della prima metà del secolo scorso – e di giochi molto ambientati, e non si demoralizzano se la provvidenza talvolta ci mette lo zampino.
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Realizzazione | |
Giocabilità | |
Divertimento | |
Longevità | |
Prezzo |
PREMESSA:
Se dovesse capitarvi di andare in California e, più precisamente, di passare dalle parti di Los Angeles, non perdetevi per nulla al mondo una visita guidata agli studios (Paramount o Universal poco importa): anche se non siete degli inguaribili cinefili, non potrete rimanere indifferenti davanti alla magia della storia del cinema e, in particolare, della grande Hollywood della prima metà del Novecento, quel periodo d’oro che vide nascere tantissimi miti e, al tempo stesso, gettò le fondamenta di una vera e propria industria, che ha fatto la fortuna – e anche la rovina – di tanti.
Se cercate un’esperienza quasi altrettanto immersiva, ma non avete la possibilità di spostarvi per più di qualche chilometro in questo momento, allora vi consigliamo di “ripiegare” su The Producer, titolo d’esordio per 2-4 giocatori della casa editrice italiana Apokalypse Inc.: d’accordo, non sarà come sedersi sulla panchina di Forrest Gump o passeggiare nella veranda del Bates Motel, ma vi assicuriamo che, tra un copione, un casting e un party, avrete quasi la sensazione di percepire il cigolio del mitico Bronson Gate che si apre al vostro passaggio.
UNBOXING:
La scatola di The Producer è in linea per peso e dimensioni con gli eurogame più famosi (come Agricola o Puerto Rico, per capirci). Colpisce, però, la qualità della confezione – realizzata in cartone spessissimo e gradevolmente satinato – e del progetto grafico, che getta già le basi dell’atmosfera con i suoi colori seppiati e i font da insegne cinematografiche d’altri tempi.
All’interno, non troviamo alcun separatore e i numerosi pezzi tendono a mescolarsi inesorabilmente: vi consigliamo pertanto di munirvi di diverse ziploc, per organizzare al meglio gli innumerevoli pezzi.
A parte questo dettaglio, i materiali sono davvero di grandissima qualità: le carte, benché non siano telate, sono spessissime e ben plastificate; le diverse plance sono dello stesso materiale della scatola, robusto e satinato; i token sono spessi quasi quanto quelli tagliati a laser della VPG, e si spedinano in modo esemplare; i soldi, infine, nonostante non siano repliche fedele dei dollari dell’epoca, offrono un’esperienza tattile memorabile, con tanto di filigrana a impreziosirli.
Scendendo nel dettaglio, nella confezione troviamo:
- una plancia principale, suddivisa in sei diverse aree e circondata lungo la cornice da una pellicola segnapunti numerata;
- 4 plance giocatore, ognuna con 4 spazi già edificati (a colori) e altri 7 da costruire (in bianco e nero);
- 4 schede di riepilogo con costi, effetti e punti vittoria delle strutture edificabili;
- una serie di edifici bidimensionali a colori, che verranno poi sistemati (dopo la costruzione) nelle plance individuali al posto degli spazi in bianco e nero;
- 75 token pubblico di 7 tipologie diverse (uomo, donna, ragazzo, ragazza, bambino, anziano e fan);
- 20 token voto per gli Oscar;
- 4 token mafioso;
- 1 mini-pizza cinematografica per indicare l’anno di gioco;
- 6 token ipoteca (chi ha detto Monopoly? Preparatevi, perché non ci azzecca nulla);
- 4 token per le alterazioni temporanee delle stelle degli artisti;
- 28 token Produttore, di quattro tipi diversi (uno per ciascun giocatore);
- 120 banconote di 4 differenti tagli (da 10.000 a 500.000 dollari);
- 80 carte attore/regista dal dorso verde;
- 80 carte evento dal dorso rosso;
- 50 carte copione film dal dorso marrone.
Le carte presentano diversi valori (regia, star, pubblico, ecc.), tutti indicati da set di stelline colorate; non sono presenti altre icone, ma solo tante – ma davvero tante! – didascalie descrittive esclusivamente testuali: questa insolita scelta, oltre ad aumentare sensibilmente la dipendenza linguistica del gioco (per fortuna è interamente in italiano!), da un lato aiuta i giocatori, i quali non devono impararsi icone o altri simboli, ma dall’altro li costringono a leggere tantissimo dal primo all’ultimo minuto di gioco.
Manca soltanto all’appello il sacchettino opaco in cui – stando al regolamento – bisognerebbe stivare i token del pubblico, che dovranno essere pescati in modo casuale dai giocatori.
Il manuale – integrato da un secondo libercolo dedicato a FAQ ed errata corrige – non è meno bello e chiaro: tante le illustrazioni, numerosi gli esempi e ampia l’introduzione, con tanto di appendice dedicata alle regole opzionali e considerazioni che chiariscono i legami tra le meccaniche proposte e l’ambientazione. Nell’insieme, risulta forse un po’ prolisso, ma, considerata la complessità del gioco superiore alla media, svolge egregiamente il proprio dovere.
Il risultato complessivo è, quindi, esteticamente appagante, anche se qua e là presta il fianco all’ergonomia: per esempio, i token produttore devono essere resettati alla fine di ogni turno/anno e sono più difficili da spostare rispetto ai più tradizionali meeple, mentre la plancia principale non è propriamente razionale negli spazi (la Radio occupa più del Boulevard, che si ritrova spesso congestionato dalle carte), anche se lo stesso autore dichiara che la scelta non è casuale ed è basata su un criterio di logica concettuale piuttosto che di ergonomia in senso tradizionale.
Alla fine, il tavolo verrà riempito ben bene tra plance individuali, pezzi d’espansione, mazzi di carte, sacchetti di token e fiumi di banconote, quindi scegliete con cura dove giocare.
PREPARAZIONE:
Ogni giocatore riceve una plancia personale (uguale a tutte le altre), un set composto da 7 produttori e 2 milioni di dollari in banconote di diverso taglio (l’eredità dello zio d’America).
Al centro del tavolo, si sistema la plancia principale con i token mafioso nel Caffé Colosimo, quelli ipoteca in Banca (il regolamento non lo dice, ma secondo noi è più pratico), la pizza dorata sulla casella 1940 e un produttore per ogni giocatore sullo zero della pellicola segnapunti (gli altri 6, invece, vanno nella propria roulotte sulla plancia personale). Accanto a questa, si collocano il sacchetto con i token pubblico, gli edifici da costruire e i tre mazzi di carte opportunamente mescolati.
Dal mazzo dei registi/attori, ognuno pesca 5 contratti, dopodiché si procede con il draft – in stile 7 Wonders – dei copioni: anche di questi se ne pescano 5, poi se ne sceglie 1 e si passa il resto del mazzo al giocatore alla propria sinistra e si va avanti così, finché tutti non hanno scelto i propri 5 film da girare. A questo punto, ognuno sceglie tra i propri contratti quali attori scritturare (pagando loro l’ingaggio) e quali, invece, scartare, sistemandoli nel Boulevard sulla plancia principale.
Completata quest’ultima fase, si distribuiscono 6 carte evento a ciascun partecipante e la partita può avere inizio: il setup è, infatti, piuttosto semplice, quantomeno se confrontato con quello di altri titoli di questa complessità, e non richiede più di cinque minuti per essere perfezionato. Vi suggeriamo soltanto di lasciare abbondante spazio attorno alla plancia centrale, perché le carte in tavola tenderanno a crescere invece che a calare.
SVOLGIMENTO:
Ogni turno di gioco rappresenta un anno dal 1940 al 1944 (incluso) e, alla fine di questo periodo/partita, il giocatore che avrà ottenuto più punti vittoria (PV da qui in avanti) e, quindi, più fama sarà il vincitore. Ogni anno, a sua volta, è suddiviso in 3 diverse fasi obbligatorie, che devono essere eseguite sempre nello stesso ordine.
Fase di mantenimento (non si esegue durante il primo turno):
Per prima cosa, si fa avanzare la mini-pizza di un anno e si ripristina la posizione dei produttori, che tornano nelle rispettive roulotte. I token Oscar inutilizzati tornano nella scatola, mentre quelli pubblico non ancora rimossi vengono reinseriti nel sacchetto; infine, le eventuali variazioni di stelle e carte evento attivate nel turno precedente vengono scartate.
Il mazzo delle carte evento rimaste viene poi rimescolato con gli scarti e riposizionato accanto alla plancia (quindi gli eventi già attivati potrebbero tornare subito in gioco).
Non resta che pagare il mantenimento degli edifici aggiuntivi costruiti sulla propria plancia (dai 200.000 dollari in su, in base a quanto riportato sulla scheda di riepilogo), gli interessi sui prestiti eventualmente ottenuti dalla Banca (il 10% dell’importo) e lo stipendio agli artisti presenti nei propri studios.
Se i fondi non dovessero essere sufficienti, il giocatore dovrà accendere immediatamente un’ipoteca, posizionando un produttore in Banca (quindi “bruciando” un’azione) e un token ipoteca sulla struttura corrispondente; se questo non dovesse bastare, allora bisognerà rescindere qualche contratto, riposizionando l’artista “licenziato” sul Boulevard.
La fase si conclude ridistribuendo 6 carte evento a ciascun partecipante.
Fase operativa:
In ordine crescente, partendo dal giocatore con il punteggio più basso (per il primo turno si va semplicemente in senso orario), ognuno gioca o scarta (se non la vuole attivare) una carta evento, dopodiché – se questa lo permette – sposta un produttore in una delle aree sul tavolo e ne esegue l’azione corrispondente. Il meccanismo si ripete finché tutti non hanno esaurito le carte in mano.
Le carte evento possono essere di 4 tipi diversi:
- Azioni semplici (titolo in nero): si esegue ciò che è riportato sulla carta, che di solito è “one shot” e di portata contenuta, perlopiù relativa a un artista; alcune possono essere temporaneamente stivate nel Magazzino degli attrezzi;
- Azioni speciali (titolo in nero sottolineato): uguali come sopra, ma hanno effetti talmente importanti da bloccare (per bilanciare) la successiva azione del produttore;
- Avvenimenti semplici (titolo in rosso): descrivono eventi importanti, spesso legati al momento storico; si esegue ciò che è indicato sopra e anche in questo caso sono spesso “one shot”;
- Avvenimenti speciali (titolo in rosso sottolineato): uguali come sopra, ma anche in questo caso hanno effetti più importanti; sono le uniche carte che non è possibile scartare, perciò devono essere giocate obbligatoriamente (e quasi sempre si ripercuotono sul giocatore stesso).
Le azioni consentite dai produttori sono, invece, 8 in tutto:
- Casting: si pescano 5 carte a scelta (e almeno una per tipo) dal mazzo registi/attori e da quello dei copioni (lo scouting avviene anche per le sceneggiature) e si aggiungono al Boulevard; dopodiché il giocatore ne sceglie al massimo 3 tra quelle scoperte, pagandole a prezzo pieno;
- Party: si può scritturare uno degli artisti o dei copioni presenti nel Boulevard a prezzo scontato (e ci mancherebbe: avete organizzato un party in suo onore…); inoltre, permette di annullare l’effetto negativo di uno scandalo causato dal Motel o da una carta evento precedentemente giocata (cosa non si fa per una bella bevuta…);
- Banca: il giocatore può accendere o estinguere un’ipoteca su uno o più degli edifici in suo possesso, ottenendo o versando il corrispettivo in contanti; attenzione, però, a non abusare di questa opportunità, perché non è possibile vincere la partita se si hanno ipoteche in essere (più che giusto: bisogna essere famosi e rispettabili);
- Radio: si fa pubblicità al prossimo film che si produrrà cercando di manipolare l’opinione pubblica a proprio favore. Il giocatore ottiene una stella bonus a piacere per il suo film e può alterare il contenuto del sacchetto con il pubblico, aggiungendo (recuperandoli anche dagli avversari) o togliendo fino a 4 token dei colori (quindi delle categorie sociali) che desidera; guadagna, inoltre, 2 voti da usare nella successiva notte degli Oscar;
- Motel: viene inviato un paparazzo per compromettere una star; il giocatore sceglie un personaggio di un avversario e lo penalizza di una stella in tutte le sue caratteristiche;
- Caffé Colosimo: può essere occupato solo da un produttore all’anno (quindi il primo che ci si reca blocca tutti gli altri), che stringe un accordo con la malavita organizzata; il giocatore ottiene subito un milione di dollari, ma dovrà assecondare per il resto della partita tutte le richieste che gli verranno presentate dai mafiosi (possono imporre attori da quattro soldi, affari un po’ oscuri e altro ancora), oltre a essere esposto alle indagini dell’FBI (e quando capitano sono dolori, perché gli avvocati costano parecchio);
- Cantiere: si costruisce uno degli edifici aggiuntivi, pagandolo in contanti; le strutture vanno dagli stage aggiuntivi (per girare più film in un anno) ai villaggi tematici (per i film a tema), dalla sala trucco (per i film horror, oltre a un bonus agli attori non protagonisti) al laboratorio degli effetti speciali (per i film di fantascienza e di animazione, oltre a recuperare un token pubblico tra quelli scartati da un avversario), dalla sala di montaggio (che fa vincere tutti i pareggi agli Oscar) all’orchestra (per i musical, oltre ad aggiungere una stella al valore Critica di tutti i film);
- Stage: attiva il processo di produzione e distribuzione di un film (leggi sotto).
La realizzazione di un film richiede innanzitutto il possesso del relativo copione che verrà usato solo una volta (niente remake a quei tempi), di un regista (ovvio!), di 2 attori protagonisti (uno maschile e uno femminile) e da uno a tre non protagonisti (che non possono avere più di 2 stelle di fama, altrimenti non accetteranno ruoli da comprimari). Sembrerebbe tutto semplice e logico ma si nascondono parecchie insidie: dovrete prestare molta attenzione alle interazioni tra i personaggi (certi attori non lavorano con altri, esistono artisti che prediligono certi generi e altri non li girano proprio, ecc.) e ai requisiti (per esempio, senza sala trucco non si può fare un horror), oltre ad avere uno stage libero. Per certe tipologie di film servono anche i villaggi tematici (per i western, i polizieschi, i film in costume, ecc.), che fungeranno da stage aggiuntivi e potranno essere utilizzati anche dagli avversari, pagandone l’affitto e facendo guadagnare al possessore 1 PV. Ricordate, inoltre, che ogni artista e ogni location possono essere usati solo una volta all’anno, quindi la pianificazione dev’essere accuratissima.
Superati tutti questi vincoli, il film passa automaticamente alla distribuzione nelle sale e qui entra in gioco il pubblico, con il suo sacchetto di token. Prima, però, di usarlo, il giocatore deve stabilire quanti token deve pescare e, così, somma le stelle del pubblico sul copione a quelle della fama di tutti gli attori coinvolti, più gli eventuali bonus ottenuti dalla pubblicità radiofonica e/o dalle carte evento appartate nel magazzino degli attrezzi. Dopo una prima “pesca”, seguendo sempre le indicazioni sul copione, assegna i token del colore corretto al film (che rappresentano il pubblico “standard” attratto dal film) e abbina a questi gli eventuali accompagnatori (adulti e ragazzi possono portare con sé un membro del sesso opposto, mentre i bambini possono essere accompagnati dai vecchietti, ma non viceversa).
A questo punto interviene la critica cinematografica: si sommano i relativi valori su copione e regista e questo è il numero massimo di token non utilizzati che possono essere scartati e ripescati, seguendo poi lo stesso criterio di abbinamento di sopra: l’idea è razionale, perché modella le diverse “ondate” di pubblico che vanno a vedere un film, partendo dagli interessati per poi arrivare a quelli più esigenti o coinvolti dal passaparola, con un pizzico di aleatorietà proprio come nella vita reale. Alla fine, ogni token assegnato fa guadagnare 200.000 dollari al giocatore.
Ci sono, inoltre, alcune eccezioni, relative ad alcune tipologie di film speciali: si possono, infatti, produrre dei kolossal (occupando 3 stage contemporaneamente e impiegando come comparse attori con 3 o più stelle) che garantiscono PV extra, e anche dei B-movie (rinunciando a uno dei prerequisiti dei film normali e usando solo attori dalle 2 stelle in giù) che sono penalizzati dalla critica, ma sono degli ottimi “tappabuchi”, perché aggiungono varietà (che, come vedremo dopo, significa più PV) alla propria casa produttrice e consentono di racimolare qualche dollaro extra.
Fase degli Oscar:
Quando tutti hanno giocato le loro 6 carte, inizia la notte degli Oscar. Innanzitutto, tutti i B-movie sono esclusi dalla competizione (a quei tempi, un outsider non aveva alcuna speranza di vincere) e gli eventuali produttori non utilizzati in precedenza vengono trasformati in un numero doppio di token voto, che vanno ad aggiungersi a quelli ottenuti con la pubblicità radiofonica e attraverso le carte evento.
I premi che vengono assegnati ogni anno sono 5:
- l’Oscar per il miglior film va all’opera prodotta con il maggior numero di abbinamenti corretti tra cast reale e quello utilizzato nella partita (le carte copione contengono tutte le informazioni necessarie per stabilirlo: questo privilegia l’aderenza storica del gioco);
- gli Oscar per il miglior regista, attore e attrice protagonista e attore non protagonista vengono assegnati diversamente: si prende il numero di stelle dell’abilità base dell’artista (regia per il regista, capacità di recitazione per gli attori) e si aggiungono i vari bonus e/o malus attivati da carte e scandali, oltre quelli relativi al trucco, agli effetti speciali, ecc.; questo è il numero di carte da pescare dal mazzo, sommando il numero di statuette lì riportate. A questo valore finale si somma quello dei voti che si vogliono utilizzare e chi ne ottiene di più si aggiudica il premio.
Ogni Oscar attribuisce un valore diverso di PV, che raddoppiano in caso di kolossal (che garantisce una maggior notorietà).
Fase del punteggio finale (si esegue solo a fine partita):
Concluso il round relativo all’anno 1944, i giocatori passano al conteggio dei punti ottenuti dalla loro carriera: ogni edificio costruito garantisce alcuni PV e se lo studios è stato completato si ottiene un ulteriore bonus; in più, seguendo una tabella riportata sulla plancia, si guadagna un numero crescente di PV in base al quantitativo di generi cinematografici prodotti.
Ovviamente vince chi ha accumulato più PV, mentre il denaro non conta nulla. Alla fine, un produttore davvero “eclettico” di B-movie può tranquillamente superare un pluripremiato specialista di kolossal drammatici (d’altra parte, la storia c’insegna che la notorietà di Ed Wood non è stata inferiore a quella di Frank Capra), così come un “immobiliarista” del cinema può sorprendere tutti grazie ai suoi studios attrezzatissimi.
Il regolamento prevede alcune varianti per durata, complessità e parametri di valutazione (ad esempio, c’è la possibilità di conteggiare il denaro nel punteggio finale): francamente, vi consigliamo di seguire la versione standard di The Producer se – come noi – tenete in modo particolare alla coerenza dell’ambientazione e alla profondità del gioco.
DURATA:
Sulla scatola è riportata una forbice piuttosto ampia, che va dai 60 ai 180 minuti: alla luce della nostra esperienza, abbiamo notato che anche in 2 non si chiude mai una partita in meno di 2 ore; supponiamo che la durata minima faccia riferimento alle modalità “light” contemplate dal regolamento (che prevedono di non utilizzare le carte evento e di giocare solo 3 anni invece di 5). In 4 il gioco diventa decisamente corposo e, specialmente nelle prime partite d’avvicinamento, può tranquillamente superare le 3 ore complessive.
Di per sé, il flusso di gioco è abbastanza scorrevole e anche il giocatore più propenso alla paralisi da analisi non lo appesantirà affatto, non tanto perché manchino le alternative e le scelte, ma perché dovrà avere ben chiara la propria strategia e apporterà al massimo qualche ritocco all’occorrenza.
Questo, però, non significa che il titolo sia del tutto esente da tempi morti: le carte hanno una forte componente testuale e devono essere lette con cura, per attivarne gli effetti e i bonus nei momenti più opportuni; e tra quelle in mano, quelle nel Boulevard e quelle attivate dagli avversari, di carte da leggere ce ne sono sempre in abbondanza.
AMBIENTAZIONE:
Questa ricerca meticolosa
Inutile girarci intorno: il vero punto di forza di questo gioco è proprio l’ambientazione e, in tutta onestà, ci è capitato davvero poche volte di trovare così tanta aderenza tra modello e modellazione, specialmente in un titolo di questa complessità.
A partire dall’introduzione, il manuale stesso non lesina nei collegamenti e nelle spiegazioni, che giustificano ogni scelta – per quanto condivisibile o meno – in funzione del mondo del cinema ai tempi della grande Hollywood: la vaga casualità che può sovvertire i pronostici degli Oscar, l’imprevedibilità dei flop commerciali e l’importanza della pubblicità per spingere qualsiasi film, il destino mutevole che incombe sulle vite degli artisti più famosi, le differenze tra kolossal e B-movie, c’è tutto questo e tanto altro ancora in The Producer, e anche la condizione di vittoria è perfettamente allineata, perché vince il più famoso e non il più ricco.
Sotto certi punti di vista, però, questa ricerca meticolosa della coerenza si traduce in qualche “barocchismo” di troppo e in meccaniche che potrebbero non convincere del tutto gli eurofanatici (il chit pull del botteghino, le carte multifunzione per gli Oscar degli attori, ecc.) e lo stesso vale, come abbiamo già visto, per la componentistica.
Certo è che, con ogni probabilità, più che agli eurofanatici duri e puri, gli autori vogliono strizzare l’occhio ai cinefili giocatori, e in questo senso il gioco è davvero perfetto e appagante, perché è coinvolgente e immersivo come pochi altri, oltre a fornire una marea di informazioni e curiosità sul mondo del cinema.
CONSIDERAZIONI:
L’aleatorietà
In tutta onestà, The Producer può essere considerato più un ameritrash che un eurogame, nonostante le meccaniche proposte facciano pensare al contrario: si tratta, infatti, di un worker placement con elementi card driven e una piccola parte chit pull, senza alcun dado da lanciare; eppure, come abbiamo già avuto modo di evidenziare nel paragrafo precedente, è la volontà di dare quanta più coerenza possibile all’ambientazione a prevalere su tutto e su tutti.
Non ci stupisce, quindi, che l’intero turno richieda una costante attenzione verso gli avversari e ogni fase abbia un elevatissimo tasso d’interazione con gli altri: perfino l’azione Cantiere, che teoricamente dovrebbe riguardare soltanto i propri studios, talvolta può interessare l’intero tavolo (come nel caso dei villaggi tematici), mentre altre (come il Motel e il Casting) prevedono proprio un rapporto diretto tra i giocatori (penalizzando un attore, oppure rimpinguando il draft degli artisti disponibili).
Dobbiamo ammettere che anche l’aleatorietà ha un certo peso: i token del pubblico spesso vengono pescati in modo casuale, lo stesso vale per gli Oscar presenti sulle carte evento, e alcuni bonus e malus del cast si attivano in modo altrettanto randomico, tra incidenti, morti premature e scandali. Gli eurofanatici possono storcere il naso davanti a questo importante e imponderabile contributo, ma è tutto in linea con i mutevoli destini che hanno sempre contraddistinto i grandi nomi di Hollywood: c’è chi morirà giovane e diventerà un mito, chi avrà problemi di alcool e donne e chi sarà perennemente incompreso nonostante il talento, mentre più e più volte verranno assegnati premi Oscar immeritati.
Non pensate, però, che il caso risulti determinante a fine partita: The Producer è un gioco dall’impronta fortemente strategica (per quanto spesso possa saltare tutto sul più bello) e chi decide di diversificare fin da subito la propria offerta e/o investe in modo molto “business oriented” nello sviluppo dei propri studios, si garantisce importanti bonus nel conteggio finale.
E non pensate neppure che sia un gateway ben ambientato per avvicinare i babbani al mondo dei giochi da tavolo un po’ più moderni e tosti: il flusso di gioco è abbastanza lineare (gioca una carta, esegui un’azione, ripeti; dopodiché giri i film, vieni premiato e cominci con un nuovo anno), ma soprattutto nelle prime partite bisogna superare la barriera del testo “in card” e alcuni eventi risultano alquanto articolati da eseguire, per non parlare della fase della distribuzione dei film, che, per i neofiti, è un po’ macchinosa. Insomma, questo è un titolo che dev’essere digerito prima ancora di essere apprezzato, e comunque richiede una buona motivazione, perché inizia a girare bene solo dopo un paio di partite.
Inoltre, dettaglio più unico che raro in ambito di piazzamento lavoratori, questo titolo richiede anche un minimo d’interpretazione e di passione nello storytelling: alcuni personaggi hanno, infatti, degli effetti forti sulle dinamiche della partita, a patto che il giocatore che li gestisce riesca a mantenere una certa coerenza narrativa (Shirley Temple, ad esempio, richiede di riscrivere la sceneggiatura – e di narrarla agli altri compagni di tavolo – in funzione della sua persona: se, ad esempio, volete girare con lei un horror dovrete inframezzare qualche balletto e limitare al massimo la violenza…).
La scalabilità risulta discreta, anche se – a nostro avviso – il gioco dà il meglio di sé con il massimo numero di partecipanti, perché uno dei suoi punti di forza è proprio l’elevata interazione, poi è più facile che uno in preda alla disperazione ricorra alla mafia (e allora se ne vedono delle belle, tra FBI e attorucoli da strapazzo) e anche la fase degli Oscar diventa più imprevedibile; mentre in due è un costante bastonarsi a vicenda e anche i villaggi tematici inevitabilmente verranno realizzati in minima parte (bloccando diversi copioni).
Chiudiamo con un’ultima avvertenza, o meglio una linea guida per l’esperienza ludica (che dovreste seguire sempre, ma in questo gioco in modo particolare): l’importanza dell’alea e degli elementi tematici e di storytelling di cui vi abbiamo già parlato fa sì che sia meglio affrontare The Producer senza esasperare lo spirito agonistico, cioè senza voler vincere a tutti i costi; questa è solo una possibilità, ma quello che conta davvero è trascorrere una serata piacevole, divertendosi giocando e approfondendo un argomento interessante come la storia del cinema. Come si suol dire, “Ciak, si gioca“!
POSOLOGIA:
The Producer è somministrabile soltanto a gruppi relativamente ristretti di pazienti, meglio se affetti da forte motivazione ludica e da cinefilia cronica. Solitamente non viene metabolizzato molto rapidamente, pertanto si consiglia più somministrazioni a breve distanza per massimizzare gli effetti benefici. Sono state, inoltre, segnalate reazioni allergiche negli individui intolleranti all’alea, ai film in bianco e nero e allo storytelling. È sconsigliato l’uso pediatrico, sia per la complessità dei principi attivi che per la dipendenza linguistica e la forte presenza di testo, oltre all’ambientazione, apprezzabile solo dagli estimatori di una certa età.
SOTTOFONDO MUSICALE:
Il brano “Lost in Hollywood” dei System Of A Down.
Si ringrazia Apokalypse Inc. per aver reso disponibile la copia di valutazione del gioco.
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