SINTESI

scelto_da_noi-trasp_150Pro: Un titolo che sfrutta alla grande la licenza da cui deriva. Originale, veloce da intavolare, frenetico e molto soddisfacente nel gameplay. La sola scatola base possiede una longevità notevole.

Contro: Alcune meccaniche stonano un po’ con l’ambientazione e il lore di Bloodborne, e si storce il naso più di una volta sui materiali.

Consigliato a: Tutti i fan del videogioco originale, ma anche a quei giocatori che apprezzano il genere dungeon crawler e vogliono provare qualcosa di diverso dal solito.

Valutazione Globale
Realizzazione
Giocabilità
Divertimento
Longevità
Prezzo

Idoneità al solitario:
buona

Incidenza della fortuna:
buona

Idoneità ai Neofiti:
discreta

Autore:
M. Shinall, E. Lang

Grafica ed illustrazioni:
AA. VV.

Anno:
2021

Puoi acquistare BLOODBORNE:IL GIOCO DA TAVOLO su GET YOUR FUN

Quando nel 2019 venne lanciata la campagna Kickstarter di Bloodborne: il Gioco da Tavolo, la comunità di giocatori mondiale non è certo rimasta indifferente. Bloodborne è quasi un’autorità negli ambienti videoludici e la campagna prometteva l’esplorazione densa di elementi dell’opera originale, un sistema card driven diceless e una componente di scoperta dei segreti del mondo di gioco.

Per chi non lo conoscesse, Bloodborne è un titolo action rpg  di From Software, che ci vede impersonare un cacciatore giunto nella misteriosa città di Yharnam, dove un morbo sta trasformando alcune persone in belve senza che la sua origine sia ben chiara. La caratteristica peculiare del gioco è il setting, un mix tra vittoriano e dark fantasy con gli orrori degni del miglior Lovecraft.

Bloodborne: il Gioco da Tavolo è un dungeon crawler a scenari con mappa modulare, da 1 a 4 giocatori, con meccaniche di deckbuilding, poteri variabili e gestione della propria mano di carte. La durata si assesta sui 60-90 minuti in base allo scenario.

 

MATERIALI: BUONI, MA NON ECCELLENTI

Il punto di forza delle produzioni CMON sono sempre state le miniature. Qui l’editore si conferma con modelli ben fatti, molto dettagliati e dalle pose iconiche e dinamiche. I nemici sono tanti e vari e rispecchiano la scala che vediamo nel videogioco, dal paziente belva al gigante della chiesa. Solo i cacciatori risultano un po’ “minuti”.

Ecco i nostri protagonisti. I primi 3 da sinistra detengono le iconiche armi iniziali del videogioco, mentre il quarto sfoggia la spada preferita di chi vi scrive.

Le illustrazioni pescano a piene mani dal videogioco e si uniscono ad una grafica generale e ad un sistema di icone molto chiari, come ci aspettiamo dalla CMON. Le tile che compongono la mappa di Yharnam sono di un cartone non troppo resistente e, dovendole mescolare a inizio partita, possono rovinarsi in fretta e quindi essere riconoscibili anche dal retro. Segnaliamo una webapp in inglese molto semplice da utilizzare che, tra le altre cose, indica di volta in volta quale tile “pescare”.

I boss sono semplicemente spettacolari. Il chierico belva, troneggiando sul resto del “party”, sembra quasi una action-figure da collezione!

Le carte, nei due formati standard e mini, sono di qualità media. Consigliamo di imbustare solo le carte statistica che comporranno i mazzi dei giocatori, perché le carte dello scenario non vanno mai mescolate (devono restare in ordine numerico). L’inserto non viene incontro agli imbustatori seriali, anche se presenta gli slot per poter salvare la campagna in corso.

Il difetto principale a livello di materiali sono le plance giocatore, le armi e il tabellone della caccia, così sottili che stonano un po’ con il resto della componentistica.A parte questo, i componenti sono buoni, solidi e non danno particolari problemi a livello di ergonomia.

Il gioco è molto dipendente dalla lingua, ma grazie ad Asmodee la scatola base è stata tradotta ottimamente in italiano (ci sono stati alcuni refusi, ma l’editore ha reso scaricabili le carte corrette).Il regolamento è semplice ma lascia più di qualche dubbio aperto, fin dall’edizione inglese: Asmodee ha già prontamente caricato il manuale aggiornato e le FAQ rilasciate dalla CMON.

 

COME SI GIOCA A BLOODBORNE

La scatola base di Bloodborne presenta 4 campagne e, per vincerne una, è necessario vincerne i 3 scenari collegati che la compongono. Una singola sconfitta richiede che la campagna venga ripetuta dall’inizio. È presente una carta per ogni scenario che ne indica il setup, ovvero le tile e i mostri da utilizzare, eventuali condizioni iniziali e l’obiettivo principale.

Ogni giocatore controlla un cacciatore e il corrispondente mazzo di 12 carte statistica e deve cooperare con gli altri per soddisfare l’obiettivo richiesto prima che sia troppo tardi: la partita infatti si svolge entro un numero massimo di round, scanditi dal tracciato del tempo, in ciascuno dei quali ogni giocatore esegue un turno nell’ordine che si preferisce di volta in volta.

La dotazione iniziale all’avvio del primo scenario: Una plancia cacciatore con gli spazi per i punti vita, gli echi del sangue, l’arma da fuoco del cacciatore e la plancia dell’arma associata al cacciatore scelto. Il colore del titolo della plancia indica la basetta da inserire nella miniatura. Il mazzo di partenza è formato sempre dalle carte in foto: ogni statistica ha 3 copie della stessa carta.

In ogni suo turno il cacciatore pesca 3 carte dal proprio mazzo e le spende per eseguire le seguenti azioni:

  • Movimento: si sposta la propria miniatura fino a due caselle adiacenti, eventualmente rivelando nuove tile. I nemici non bloccano il passaggio, ma inseguiranno il cacciatore se costui uscirà da una casella che ne contiene almeno uno.
  • Interazione: con un’unica azione si “attivano” tutti i segnalini/personaggi/elementi presenti nella propria casella. Si tratta del modo più semplice per portare avanti le missioni e ottenere nuovi oggetti.
  • Combattimento: si posiziona una carta in uno degli slot dell’arma ancora liberi e si attacca un mostro con gli effetti combinati di slot e carta. Il mostro risponderà con uno dei suoi 3 possibili attacchi, selezionati con la pesca da un mazzo che contiene 3 carte “Base”, 2 “Speciale” e una “Capacità”. L’attacco più veloce colpirà per primo, e se gli attacchi sono alla stessa velocità, colpiranno simultaneamente. Si può continuare ad attaccare finché abbiamo carte giocabili e slot liberi al fine di azzerare i punti vita dei nemici: una volta che questo accadrà si acquisiranno i preziosi echi del sangue (uno per nemico sconfitto, fino a un massimo di 3).

La belva della piaga ha due punti vita rimanenti ed è già uscita la carta “Capacità” dal mazzo azione nemico. Il nostro attacco del primo slot ha velocità 3 e infligge un danno, unito al danno della nostra carta base. Il nemico risponde con un attacco “Speciale” a velocità 1. Poiché il nostro attacco è più veloce viene eseguito prima ed elimina il nostro avversario prima che possa agire.

  • Trasformazione dell’arma: la plancia arma del giocatore viene capovolta e tutte le carte che occupavano uno slot vengono scartate.
  • Ritorno al Sogno del Cacciatore: indipendentemente dal punto della mappa in cui ci si trova, il cacciatore può “uscire” dal terreno di gioco e spendere (obbligatoriamente) tutti gli echi raccolti per acquistare carte dal Tabellone della Caccia, sostituendole a quelle del suo mazzo (che deve rimanere sempre di 12 carte).

Alla fine del turno, il giocatore viene attaccato dai mostri che si trovano nella sua casella, potendo rispondere ai loro attacchi come abbiamo visto per il combattimento. Se un cacciatore muore o ritorna volontariamente al sogno del cacciatore, l’indicatore del tempo scorre di una casella – come alla fine di ogni round –  e, una volta concluso il tracciato, i giocatori hanno un round finale per concludere la caccia, pena la sconfitta dell’intero gruppo.

 

UN DUNGEON CRAWLER ATIPICO

Dal punto di vista meccanico, Bloodborne ruota intorno alla gestione delle carte turno per turno e, di conseguenza, a quella del mazzo. Le scelte non sono semplici perché più carte utilizziamo per l’esplorazione, meno ne avremo in combattimento.

Molto interessante anche il timing per la trasformazione dell’arma, dato che gli slot occupati stringono ad imbuto le scelte per gli attacchi successivi, ma tenersi una combinazione carta-slot letale per un nemico particolarmente ostico non è da sottovalutare.

La parte di deckbuilding offre molte possibilità ma è vincolata dal mercato completamente casuale, oltre al fatto che la scelta di potenziare un cacciatore riduce il tempo a disposizione per completare lo scenario (bisogna entrare nel sogno del cacciatore). L’interazione tra i giocatori si fa più elevata rispetto agli altri dungeon crawler, perché si decide insieme come costruire i vari personaggi in modo da rendere il team adatto alla missione da svolgere e, allo stesso tempo, esaltare le caratteristiche dell’arma posseduta.

Alcuni esempi di carte acquistabili, tutte più efficienti di quelle del mazzo base. Ogni carta ha l’indicazione di una delle 4 statistiche derivanti dal videogioco. La forza aumenta i danni dell’arma, l’abilità contrasta gli attacchi dei nemici, la resistenza aumenta le possibilità di schivare e la vitalità fornisce opzioni varie, tra cui la pesca di altre carte.

Una trovata interessante riguarda il sistema a campagne “brevi ma intense” che, oltre a rendere il gioco veloce, offre scenari completamente rigiocabili. La mappa modulare e la possibilità di variare i nemici, unite all’asimmetria che si crea tra i giocatori, rendono Bloodborne molto variabile da una partita all’altra. Inoltre non sempre è richiesta la sconfitta di un boss di fine scenario per proseguire, ma spesso ci sono espedienti che richiedono soluzioni smart da parte del gruppo (a differenza di molti titoli della stessa categoria).

 

L’ADERENZA AL VIDEOGIOCO

Come ogni buon RPG che si rispetti, anche in Bloodborne si uccidono nemici e si acquisiscono risorse con le quali potenziare le proprie statistiche. Questi “avanzamenti di livello” possono sbilanciarsi su certe caratteristiche tralasciando le altre, come le build estreme che sperimentiamo durante il videogioco.

Il combattimento è sicuramente la punta di diamante del titolo, perché la gestione della velocità unita alla conoscenza dei nemici e al poterne prevedere le mosse (man mano che il mazzo si esaurisce) ricorda lo studio del pattern di azioni di minion e boss.

Questi tesori sono molto allettanti, ma sono ben difesi!

Inoltre i nemici si comportano esattamente come nel videogioco e più volte resterete stupiti davanti alla cura che è stata messa nel design e nel bilanciamento delle creature di Yharnam. La verosimiglianza è tale che, sempre come in ogni soulslike, non è possibile andare avanti a testa bassa o la morte arriverà prima del previsto.

Un marchio di fabbrica di From Software è la schivata per annullare gli assalti nemici. Qui viene implementata su alcune carte statistica, da giocare in uno slot libero in risposta all’attacco del nemico… a patto che la velocità della schivata sia pari o superiore a tale attacco.

Ci sono molti altri aspetti di cui potremmo parlare, come la perfetta simulazione della stamina con le sole 3 carte a inizio turno, gli incontri con i personaggi che hanno reso celebre Bloodborne e la necessità di capire cosa stia succedendo intorno a noi per proseguire in maniera sensata (acquisire consapevolezza del mondo di gioco è una parte centrale dell’esperienza videoludica originaria): questo gioco da tavolo farà sicuramente la gioia degli appassionati del videogioco.

 

L’AMBIENTAZIONE LA FA DA PADRONA, O QUASI…

Non tutte le meccaniche sono ben connesse all’ambientazione da cui derivano: in Bloodborne se un cacciatore muore non si risveglia nel sogno automaticamente e non si può andare direttamente al sogno del cacciatore se non tramite l’utilizzo delle lanterne. Inoltre l’attacco dei mostri unicamente rivolto al cacciatore di turno (senza tenere conto degli altri giocatori) è un aspetto che potrebbe dare fastidio ai puristi del videogioco.

Il famigerato tracciato del tempo che ha fatto molto discutere di sé. Non il massimo a livello di ambientazione e spesso giudicato troppo punitivo. Ogni volta che il contatore finisce su una casella riportante la luna rossa, tutto il contenuto della mappa viene resettato: in particolare ritornano in vita tutti i mostri nelle loro posizioni di partenza e il boss recupera piena salute.

L’elemento che però destabilizza di più è sicuramente il tracciato del tempo. Il reset risulta ostico e, laddove il tipico cacciatore di Yharnam aveva la possibilità, pad alla mano, di esplorare e progredire con calma imparando dai propri errori, qui bisogna correre: non esiste “grind” (esecuzione ripetitiva di missioni per potenziare il personaggio) e non si può scoprire tutto ciò che lo scenario ci offre.

Oltre ad ovvi motivi di rigiocabilità, crediamo che questo tracciato sia una soluzione valida che ben sposa il resto del sistema. Si è dovuto adattare un gioco single player ad un titolo cooperativo fino a 4 giocatori e l’assenza di un limite temporale li avrebbe resi troppo forti fin dal primo scenario. Inoltre, un vincolo del genere previene la dilatazione della durata e la ripetitività di ogni partita (per restare in tema di giochi su licenza, questo è il problema principale di Dark Souls, padre putativo del videogioco di Bloodborne, che nella versione da tavolo ha voluto proporre un adattamento più fedele possibile all’opera iniziale). Ovviamente si sente qualcosa che scricchiola a livello di ambientazione, ma sapere che ci sono questi reset in momenti ben precisi consente ai giocatori di pianificare con cura le loro mosse, oltre a rendere più adrenalinica l’intera partita.

 

NON CONOSCO L’OPERA ORIGINALE: COSA FARE CON QUESTO BLOODBORNE?

Gli autori hanno sempre ripetuto che Bloodborne: il Gioco da Tavolo ha costruito la propria storia sul materiale originale, con esiti differenti, oppure situandosi fuori dalla linea temporale del videogioco: questa scelta venne fatta sia per non rendere tutto scontato ai fan di vecchia data sia per non penalizzare chi non conosce il “lore” della città di Yharnam e vuole intraprendere comunque la propria caccia.

Il gioco non è difficile da spiegare ed è anche facilmente intavolabile vista la durata, l’ergonomia e la possibilità di salvare la campagna in corso. Fate soltanto attenzione a proporlo ad un gruppo di soli neofiti: è necessaria la presenza di un giocatore esperto per supportare gli aspiranti cacciatori nelle parti più tecniche del titolo, come il combattimento, almeno per la prima partita.

Il chierico belva è stato sconfitto, ma guardate quanti pericoli abbiamo dovuto “schivare” lungo la strada…

Bloodborne scala bene in qualsiasi numero di giocatori, offrendo esperienze diverse di volta in volta: a tavolo pieno si potrà andare pochissime volte nel sogno per comprare carte ma si esplorerà la mappa più facilmente, viceversa da soli percepirete il gioco come molto più difficile ma vi potenzierete velocemente.

In conclusione consigliamo almeno una partita a Bloodborne a tutti coloro che apprezzano il genere dei dungeon crawler collaborativi. Il titolo vi regalerà partite tese fino all’ultimo, spesso con una manciata scarsa di HP rimanenti, e anche in caso di sconfitta la soddisfazione sarà molto alta.

La scatola del gioco.

Si ringrazia Asmodee Italia per aver reso disponibile una copia di valutazione del gioco.

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